Latte Carso e A.B.C Onlus insieme per i bambini del Burlo.
Anche quest’anno Latte Carso, impresa che lavora ogni giorno 200mila litri di latte del territorio, sposa la causa dell’ associazione per i bambini chirurgici del Burlo. L’azienda mette a scaffale in tutta Italia un milione e mezzo di speciali confezioni di latte (da un 1 litro parzialmente scremato) e invitano i consumatori a devolvere il 5×1000 all’associazione per i bambini chirurgici del Burlo. L’associazione si prende cura, da 15 anni, dei bambini e delle famiglie che stanno affrontando o hanno affrontato dei percorsi chirurgici all’interno dell’ospedale infantile Burlo Garofolo di Trieste.
Il passaggio dall’acquisto del latte alla donazione sarà semplice e non richiederà alcuna spesa in più da parte del consumatore. Sarà sufficiente firmare nel modulo per la dichiarazione dei redditi nello spazio dedicato al “sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale” e inserire il codice fiscale dell’associazione: 01084150323.
Il 5×1000 rappresenta un importante strumento per sostenere i bambini con patologie chirurgiche e le loro famiglie. I proventi saranno dedicati all’accoglienza gratuita nelle case per le famiglie che arrivano da fuori città, al sostegno psicologico dei bambini in reparto e al supporto all’Ircss Burlo Garofolo.
“Abbiamo deciso – commenta Massimo Nadalin, amministratore delegato di Latte Carso – di sostenere nuovamente A.B.C. con questa iniziativa per ricordare agli abitanti del territorio che, ancora di più in questo periodo di emergenza, ci sono famiglie che hanno bisogno del nostro aiuto”.
“Ringraziamo Latte Carso – commenta Giusy Battain, direttrice di A.B.C. onlus – per aver rinnovato questa bella collaborazione. In un momento storico come quello che stiamo vivendo, sentirsi parte attiva di una comunità è fondamentale, ed è proprio grazie ad un piccolo aiuto da parte di tutti che si può continuare a sostenere chi, oggi più che mai, vive un momento di difficoltà, come i bambini che devono affrontare importanti percorsi chirurgici e i loro genitori”.