L’interrogazione alla Commissione.
Arriva la prima interrogazione alla Commissione europea riguardo il possibile piano di raddoppio della centrale nucleare di Krško in Slovenia, da parte dell’europarlamentare del Friuli Elena Lizzi.
“In una recente relazione, la Corte dei Conti europea ha chiesto alla Commissione di aggiornare il quadro giuridico dell’Ue della sicurezza nucleare, sui metodi e sulle procedure utilizzate per valutare il recepimento delle direttive Euratom e soprattutto le modalità in cui vengono impiegate per formulare pareri sugli investimenti nucleari degli Stati membri – scrive Lizzi in una nota -. La sicurezza nucleare spetta al singolo Stato, ma alla Commissione che anche esamina i progetti di investimento, spetta l’obbligo di vigilanza”.
L’europarlamentare della Lega ricorda inoltre che “chi ha deciso di puntare sull’energia dell’atomo per rimpiazzare il consumo di carbone rimarrà deluso almeno da una prima presa di posizione dell’Europa che comunque potrebbe subire cambiamenti in Parlamento. Infatti il fondo di transizione europeo non dovrebbe finanziare la dismissione o la costruzione di centrali nucleari secondo il regolamento del Just Transition Fund approvato dai rappresentanti dell’UE-27 il 24 giugno con la Presidenza di turno croata. Il fondo metterà a disposizione 40 miliardi di euro con l’obiettivo di aiutare la decarbonizzazione comunitaria, senza però finanziare nucleare e gas naturale”.
Anche Sandra Savino, deputata e coordinatrice regionale di Forza Italia, ha commentato la decisione del raddoppio alla centrale: “E’ di queste ore la notizia secondo cui le autorità slovene, in collaborazione con la Croazia, realizzeranno un nuovo reattore nucleare nella centrale di Krsko, a 100 km da Trieste. La zona in cui sorge la centrale è altamente sismica e già in passato ci sono state preoccupazioni per alcune forti scosse che mettevano a rischio l’impianto. Il governo italiano deve tutelare i residenti del Friuli Venezia Giulia”.
“Depositerò un’interrogazione al governo chiedendo quali iniziative intenda prendere nei confronti della Slovenia affinché il progetto sia bloccato. Dopo il disastro di Fukushima, la Francia ha chiuso 14 reattori e la Germania annunciato il graduale abbandono del nucleare. Ci auguriamo che non sia troppo tardi e che anche la Slovenia possa fare un passo indietro” conclude la deputata.