Sulle autostrade di Autovie arriva l’innovativo impianto che aiuta l’ambiente

Sulla Villesse-Gorizia nuove sperimentazioni.

Piante e speciali pompe idrauliche depurano le acque dell’autostrada. Sono 240 i  bacini idraulici costruiti lungo la rete di Autovie per depurare le acque, per un investimento di 47 milioni di euro solo nei tratti di terza corsia. Sulla A34 è stata sperimentata anche la fitodepurazione.

Nel tratto già completato della A4 (Quarto D’Altino-San Donà di Piave) e nei tratti in costruzione (Alvisopoli-Gonars; Gonars – Nodo di Palmanova), l’investimento per i bacini idraulici è stato di circa 47 milioni e 600 mila euro. Il percorso che compie l’acqua, quando piove è perfettamente organizzato: dalla carreggiata fino a un bacino realizzato ad hoc che funge da polmone rilasciandola gradualmente – dopo averla ripulita – e ridistribuendola nella rete idrografica.

Per questo, lungo la rete di Autovie, sono stati realizzati degli appositi bacini idraulici – in totale sono 240 –  con il fondo impermeabilizzato. Prima di raggiungere questi bacini, l’acqua segue un iter preciso che prevede più fasi di depurazione. Attraverso i fossi di guardia o delle canalette di cemento (a seconda del progetto) l’acqua giunge in una sorta di vasca di cemento armato dove, in una prima fase sedimenta sul fondo le parti solide trasportate e, successivamente, passando attraverso dei filtri subisce un trattamento di disoleazione in cui oli e idrocarburi vengono separati. A questo punto l’acqua riempie i bacini idraulici e infine viene reimmessa nel reticolo idrografico con la portata caratteristica della superficie prima dell’impermeabilizzazione.

Lungo la A34 Villesse – Gorizia è stata sperimentato una ulteriore modalità di filtraggio delle acque “sporche”: la fitodepurazione. In cosa consiste? L’acqua, dopo le prime fasi, arriva in un catino rivestito da un telo impermeabile colmo di sabbia che ospita un’apposita vegetazione adatta ad assorbire altre sostanze inquinanti come l’azoto. A valle della fitodepurazione, le acque attraversano il cosiddetto “stagno umido” per poi essere infiltrate lentamente nel sottosuolo grazie a un ulteriore area vegetata.

Questi impianti, se da un lato devono rispondere a esigenze di agevole manutenzione e al contempo garantire l’adeguata sicurezza (recinzione), dall’altro non sempre possono presentare condizioni ecologiche adeguate, come ad esempio, la presenza d’acqua costante, indispensabile a permettere lo sviluppo della vegetazione.