La regione friuliana è tra quelle idonee all’estrazione di gas
Da che è iniziata la guerra tra Russia e Ucraina c’è un pensiero che è sempre più pressante. Trovare una via alternativa al gas, che tutt’ora importiamo dalla Russia. Dopo le ipotesi estere, tra cui Algeria, Congo, Qatar, si è messa un’altra idea sul tavolo: provare ad estrarlo in casa nostra. E guardando sulla cartina pubblicata dal Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (Pitesai) quali siano le zone individuate per le possibile estrazioni, si nota che il Friuli-Venezia Giulia è una regione dove questa sarebbe possibile. Stando alle analisi sulle aree idonee e quelle non idonee più della metà del Friuli-Venezia Giulia, infatti, potrebbe aiutare l’Italia a rendersi indipendente sul fronte metano. Certamente Pordenone e Udine non diventerebbero la nuova Urengoj, cioè il più grande giacimento di metano russo, ma sarebbe un inizio.
Se si desse avvio alle procedure – non solo in Friuli- Venezia Giulia, ma anche nelle altre zone d’Italia adatte allo scopo – la produzione di gas nazionale arriverebbe così fino a 2,2 miliardi in più nel giro di un paio di anni. Lo aveva già promesso Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica il 18 febbraio, in un decreto per contrastare il caro-energia, bisogno reso ancora più urgente dalla situazione in Ucraina. Il problema è che al momento ci sono dei paletti che impediscono l’estrazione. L’obiettivo prossimo, stando all’agenda politica, è quello di trovarei dei correttivi affinché l’affrancamento italiano dalla dipendenza estera sia possibile. Anche perché se mantenuti tali gli obiettivi di 2,2 miliardi si dimezzerebbero fino a solo un miliardo.