I dati Arpa sulla qualità dell’aria in Fvg.
Un leggero miglioramento per l’ozono, nulla di nuovo sul fronte delle polveri sottili e la necessità di migliorare i processi di combustione della legna. Sono le principali conclusioni contenute nella Relazione sulla qualità dell’aria in Friuli Venezia Giulia per l’anno 2020, presentata oggi a Trieste alla presenza dell’assessore regionale all’ambiente Fabio Scoccimarro e del direttore di Arpa Fvg, Stellio Vatta.
Un rapporto innovativo nelle modalità di presentazione dei dati, più compatto e di più facile lettura, arricchito nella parte conclusiva di un breve capitolo dedicato alle buone pratiche, cioè alle azioni che ognuno può compiere quotidianamente per migliorare la qualità dell’aria.
Le criticità delle Pm10.
Nel Rapporto, l’Agenzia regionale per l’ambiente conferma una qualità dell’aria in Friuli Venezia Giulia complessivamente buona. Rimangono alcune criticità relativamente ad uno dei tre indicatori per il Pm10, ovvero il numero di superamenti della soglia giornaliera di 50 μg/m3, che nella bassa pianura pordenonese e nei pressi del confine con il Veneto, purtroppo, risulta ancora superiore alla soglia di 35 giorni prevista dalla vigente normativa.
Decisamente meglio vanno gli altri due indicatori relativamente al materiale particolato, ovvero il valore della concentrazione media annua del Pm10 che è sempre stato inferiore ai 40 μg/m3 previsti dalla vigente normativa e la concentrazione media annua della frazione più fine del particolato (Pm2.5), che è stato ovunque inferiore anche al limite di 20 μg/m3 che doveva entrare in vigore nel 2020.
Riscontri incoraggianti per l’ozono.
Per l’ozono nel 2020 sono pervenuti alcuni segnali positivi: questo inquinante in Friuli Venezia Giulia ha infatti avuto valori più bassi rispetto al 2019, nonostante l’apporto di radiazione solare sia stato analogo a quello degli anni precedenti. Nel 2020, in particolare, sono stati relativamente bassi anche i valori di picco dell’ozono, risultando sempre inferiori alla soglia di informazione nei confronti della popolazione (180 μg/Nm3 come media oraria).
I valori di benzo[a]pirene nel 2020 sono stati ovunque molto prossimi alla soglia prevista dalla normativa vigente a tutela della salute umana (1 ng/m3), tuttavia senza mai superarla. Elevati livelli di benzo[a]pirene sono tipicamente rilevabili durante la stagione invernale a causa dell’utilizzo di legna da ardere e biomasse combustibili – come cippato e pellet – nel riscaldamento domestico. Una riduzione di questo inquinante potrà avvenire solo attraverso l’ottimizzazione dei processi di combustione di stufe, caldaie o caminetti. Decisamente tranquillizzanti sono risultati gli andamenti di tutti gli altri inquinanti normati nella nostra regione.
Nel 2020 si è confermata la tendenza alla diminuzione nelle concentrazioni medie di biossido di azoto (NO2) dovuta sia al rinnovo del parco veicolare circolante che agli effetti del lockdown con la drastica riduzione del traffico. Decisamente bassi si sono rivelati i valori di benzene, come pure quelli del monossido di carbonio (CO) e del biossido di zolfo (SO2) che hanno oramai raggiunto valori che ne rendono difficoltosa anche la rilevazione strumentale.
Ovunque molto bassi sono anche risultate le concentrazioni dei metalli normati presenti nelle polveri (arsenico, nichel, cadmio e piombo), che da diversi anni sono inferiori alle soglie più cautelative previste a tutela della salute umana.
Buone pratiche per aiutare l’ambiente.
Il Rapporto sulla qualità dell’aria si chiude con l’indicazione di buone pratiche. Sono semplici suggerimenti che, se adottati da tutti, possono portare a una significativa riduzione nelle emissioni di sostanze inquinanti, consentendo anche un risparmio energetico ed economico. Tra queste è da ricordare che abbassando di un solo grado la temperatura all’interno di un’abitazione, riduciamo di circa il 6% le emissioni di inquinanti in atmosfera dovuti all’utilizzo della caldaia, oppure che, in generale, una guida tranquilla senza continue accelerazioni e decelerazioni comporta una significativa riduzione nelle emissioni fino anche al 15-20%.
Le curiosità in Fvg.
Dal 27 al 29 marzo 2020 gran parte del nord Italia è stato coinvolto dall’arrivo di masse d’aria da est ricche di PM10 fino a superare ampiamente il limite giornaliero previsto per questo inquinante. In Friuli Venezia Giulia le stazioni di rilevamento della qualità dell’aria hanno infatti registrato medie giornaliere comprese tra 55 e 95 μg/m3. Tali polveri erano di origine caucasica, a questa conclusione sono giunti i tecnici di Arpa – Fvg che hanno effettuato numerose osservazioni microscopiche e chimiche. Accanto all’episodio delle polveri caucasiche nel corso del 2020 si sono registrati altri due eventi singolari: il tipico aumento nelle concentrazioni di IPA prodotte durante la tradizionale accensione dei fuochi epifanici nelle giornate del 5 e 6 gennaio 2020 con particolare riferimento alle province di Udine e Pordenone. E, infine, un singolare picco di rame registrato il giorno 1 gennaio 2020 nel PM10 raccolto in via Cairoli – Udine riconducibile all’uso di fuochi pirotecnici durante la notte di S. Silvestro.