Il progetto per l’idrogeno verde si farà
E’ avvenuta oggi la cerimonia della firma dei sei protocolli del Pnrr per i progetti sull’idrogeno verde alla presenza del premier Draghi e dei rappresentanti delle prime sei regioni: Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Umbria, Basilicata, e Puglia.
Il Pnrr, ovvero il piano nazionale di ripresa e resilienza, è il documento che il governo ha predisposto per illustrare alla commissione europea come l’Italia ha deciso di investire i fondi che arriveranno nel programma Next generation Eu, ovvero i fondi comunitari, e presentare un calendario di riforme finalizzate all’attuazione del piano e alla modernizzazione del paese.
Il piano è stato infatti realizzato secondo le linee guida della commissione europea e basato su digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale. Per questo sono sei le missioni: digitalizzazioni, innovazione, competitività, cultura e turismo; rivoluzione verde e transazione tecnologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; coesione e inclusione; salute.
Ed è proprio sulla rivoluzione verde e la transazione tecnologica che il Friuli Venezia Giulia, assieme ad altre regioni come Piemonte, Umbria, Umbria, Basilicata e Puglia; hanno deciso di puntare.
“Si tratta di un tema particolarmente importante soprattutto per il momento storico e per le tensioni internazionale che stanno vivendo l’Europa e il nostro Paese” – ha affermato il governatore della regione Massimiliano Fedriga -. Con le Hydrogen Valley sarà possibile l’approvvigionamento energetico e la capacità di fornire fonti alternative alle nostre realtà produttive e alle famiglie.”
Il Friuli come base per l’idrogeno verde
L’obbiettivo è puntare alla decarbonizzazione economica nel sempre più vicino 2050. Per questo l’Europa sta scommettendo sull’alternativa dell’idrogeno verde; più pulito, sostenibile e rinnovabile rispetto ai semplici combustibili fossili. Infatti, con questa risorsa si passerebbe ad un’importante fonte energetica sostenibile occupante il 14% del mix energetico. Ma così realmente l’idrogeno verde?
Non si tratta di nient’altro che di una variante “green” dell’idrogeno prodotto a zero impatto ambientale con l’elettrolisi dell’acqua alimentata da energie ottenute da fonti rinnovabili. Diversamente, l’idrogeno grigio viene prodotto attraverso lo steam reforming del metano, che disperde nell’ambiente grandi quantità di anidride carbonica impattando negativamente sull’ecosistema mondiale. Anche l’idrogeno blu viene prodotto attraverso lo steam reforming del metano, ma con la cattura delle particelle di CO2, che non vengono emesse nell’atmosfera.
Hydrogen Valley: vantaggi e svantaggi
Oggi il mercato dell’idrogeno è il più grande dei gas industriali, che è da considerarsi sia materia prima che gas ottenuto da processo. La sua crescita annua si aggira attorno al 7 per cento ed è considerato il nuovo mercato del futuro in termini di mobilità ed applicazioni energetiche. La sua quota di mercato è di circa il 31 per cento, seguito dall’azoto (27%), ossigeno (25%) ed altro (17%).
I vantaggi
L’idrogeno si può conservare per lunghi periodi di tempo e su larga scala a costi competitivi. L’Europa ha notevoli capacità di stoccaggio, infatti la sua rete di gas ha una capacità di 36 miliardi di metri cubi e questo porterebbe a stoccare fin da subito 100 TWh.
E’ inoltre un vettore energetico flessibile, ideale per decarbonizzare gli usi finali nei trasporti, nel settore residenziale e nell’industria.
Gli svantaggi
Nonostante tutto però l’idrogeno ha costi di produzione “verde” elevati: dei 500 miliardi di metri cubi prodotti a livello globale, solo una piccola percentuale deriva dall’elettrolisi, mentre il resto è ottenuto tramite processi chimici impiegando principalmente gas naturale o petrolio. Per questo così prodotto impatta notevolmente sull’ambiente producendo molto CO2.
Un secondo aspetto riguarda l’infiammabilità, anche se lo è meno della benzina, e quando brucia lo fa rapidamente.
Ad ultimo l’infrastruttura per la sua distribuzione, è ancora oggi arretrata; infine, le normative attuali limitano lo sviluppo di un’industria dell’idrogeno pulito.