La lotta al fumo della Regione Fvg.
Il consumo di tabacco in Fvg rappresenta ancora una problematica rilevante. Secondo i dati PASSI (Rapporto 2014-2017) in regione i fumatori, ovvero le persone che hanno fumato 100 o più sigarette nella propria vita e che fumano tuttora, sarebbero pari al 25,4%, quelli occasionali (che non fumano tutti i giorni), pari al 0,9% e quelli quotidiani (che fumano almeno una sigaretta al giorno) pari al 23,5%. Infine, per quanto riguarda gli ex fumatori (persone che attualmente non fumano e che hanno smesso di fumare da almeno 6 mesi rispetto al periodo di raccolta del dato) si attestano al 21,7%.
Un dato importante è quello inerente l’utenza afferente ai Servizi pubblici per le dipendenze. Nella nostra regione nel 2019, sono stati registrati 994 utenti in carico, di cui 512 nuovi utenti. Il dato risulta in aumento rispetto agli anni precedenti (2016: 958 utenti; 2017: 856 utenti; 2018: 967 utenti).
L’epidemia da fumo di tabacco causa un’enorme, ancorché eludibile, tragedia di salute pubblica a livello mondiale, ed è uno dei maggiori fattori di rischio nello sviluppo di patologie neoplastiche, cardiovascolari e respiratorie. Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) il fumo di tabacco rappresenta la seconda causa di morte nel mondo e la principale causa di mortalità evitabile.
Esso è responsabile della morte di 8 milioni di persone all’anno in tutto il mondo, si calcola che più di 7 milioni di tali decessi sono risultato dell’uso diretto del tabacco, mentre 1,2 milioni sono dovuti all’esposizione al fumo passivo. I costi sanitari e economici relativi all’uso di tabacco sono notevoli, senza considerare i danni sociali e l’enorme carico di sofferenza umana derivanti da morbilità e mortalità ad esso attribuibili.
Alla luce del grave impatto del fumo sulla salute, anche la Regione Friuli Venezia Giulia intende impegnarsi nella lotta al tabagismo, da considerarsi obiettivo prioritario da perseguire attraverso misure efficaci per ottenere una progressiva diminuzione dei consumi dei prodotti del tabacco, il calo della prevalenza dei fumatori e la conseguente riduzione delle gravissime patologie fumo correlate. Sul fenomeno è possibile attivare azioni preventive, curative e di controllo di basso costo e di provata efficacia; un giusto investimento di risorse quindi potrebbe ridurre l’entità del fenomeno in maniera considerevole.
Il Centro di Prevenzione e Trattamento del Tabagismo del Dipartimento delle Dipendenze dell’Azienda Sanitaria Universitaria Friuli Centrale collabora con MMG, Associazione Insufficienti Respiratori (AIR), Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (LILT), Ambulatorio Tabagismo, la SOC di Istituto di Farmacologia Clinica ed altri servizi ospedalieri e territoriali in un’ottica di prevenzione e di intervento rispetto ai rischi e alle patologie fumo-correlate di Udine offre ai fumatori un servizio specialistico per la diagnosi, cura e gestione del tabagismo e propone trattamenti personalizzati che comprendono colloqui di counselling motivazionale, terapie farmacologiche, sostegno psicologico individuale e terapie di gruppo.
I corsi di gruppo per “rompere con il fumo” si rivolgono a chi desidera smettere di fumare ponendosi di fronte a questa scelta con una modalità che stimoli le risorse personali per assumere un ruolo attivo nella protezione e promozione della propria salute; offrono la possibilità di confrontarsi per attivare un sostegno reciproco fra coloro che desiderano smettere di fumare.
I corsi di disassuefazione dal tabagismo hanno l’obiettivo di fornire ai fumatori la consapevolezza della loro situazione e la capacità di superare la dipendenza tabagica con specifici aiuti di tipo psicologico e con colloqui-riflessioni sul tema della dipendenza. Gli operatori approfondiscono i motivi che portano i partecipanti a voler smettere, forniscono strumenti adeguati a evitare le possibili ricadute e a sostenere la persona quando questo accade mettendo in evidenza tutti i vantaggi che si acquisiscono a livello di salute legati all’astinenza dalle sigarette.
Accanto alle conseguenze del fumo maggiormente conosciute dalla maggior parte della popolazione, prima fra tutte il cancro al polmone, responsabile di oltre due terzi delle morti per neoplasie a livello globale, il fumo di tabacco riguarda una serie di altre problematiche, molto spesso ignorate. E’ il caso dell’esposizione al fumo passivo, che provoca gravi malattie cardiovascolari e respiratorie. Nei neonati, ad esempio, tale esposizione aumenta il rischio di sindrome della morte improvvisa del bambino e nelle donne in gravidanza può causare gravi complicanze. Si stima inoltre che il fumo passivo provochi oltre 1,2 milioni di morti premature all’anno e che 65.000 bambini muoiano ogni anno per malattie attribuibili al fumo passivo. Non va dimenticato che il fumo è la principale causa di broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), un’affezione polmonare cronica che rappresenta una condizione grave, dolorosa e invalidante.
In questo periodo storico, vanno inoltre considerati i rischi legati alla diffusione dell’infezione da Covid-19. Il fumo rappresenta un fattore di vulnerabilità al Covid-19, aumentando di circa 3 volte la gravità e la mortalità da Covid-19. In particolare, i fumatori possono avere già contratto una malattia polmonare o una ridotta capacità polmonare che aumenterebbe notevolmente il rischio di malattie gravi, inoltre le condizioni che aumentano il fabbisogno di ossigeno o riducono la capacità del organismo di usarlo correttamente, espongono le persone a un rischio maggiore di gravi condizioni polmonari come la polmonite. L’OMS, peraltro, già nel marzo 2020 sottolineava che i fumatori sono più a rischio di contrarre il nuovo coronavirus che deriverebbe dall’atto stesso del fumo: le dita, ed eventualmente le sigarette contaminate, arrivano a contattato con le labbra, e questo aumenta la possibilità di trasmissione del virus dalla mano alla bocca.
Si stima che in Italia siano attribuibili al fumo di tabacco 8mila morti l’anno, con oltre il 25% di questi decessi compreso tra i 35 ed i 65 anni di età. In Italia fuma il 22% della popolazione (11,6 milioni di persone), mentre sono ex-fumatori il 12,1% degli italiani (6,3 milioni di persone).
Inoltre i dati comunicati dall’Istituto Superiore di Sanità, dimostrano che sono soprattutto i giovani tra i 18 e i 34 anni ad aver aumentato, durante il lockdown, il consumo di prodotti a tabacco riscaldato, che rappresentano le novità di Big Tobacco. Dallo stesso studio è emerso che, sebbene il numero di fumatori sia sceso dal 23,3% al 21,9% della popolazione, coloro che hanno continuato a fumare, hanno aumentato il numero delle sigarette giornaliere da 10,9 a 12,7.
Secondo i dati Istat, in Italia i fumatori, tra la popolazione di 14 anni e più, sono poco meno di 10 milioni. La prevalenza è scesa per la prima volta sotto il 19% ed è pari al 18,4%. Il fumo è più diffuso nella fascia di età che va tra i 20 e i 44 anni. Nel nostro Paese, una delle principali patologie fumo correlate è il carcinoma polmonare cui la mortalità e l’incidenza sono in calo tra gli uomini ma in aumento tra le donne, per le quali questa patologia ha superato il tumore allo stomaco, divenendo la terza causa di morte per neoplasia, dopo il tumore al seno e al colon-retto.
Lo studio studio Hbsc relativo ai minori che coinvolge gli studenti di 11, 13 e 15 anni in tutte le regioni italiane mostrano che nel 2018, anno dell’ultima rilevazione, la quota di ragazzi che dichiarano di aver fumato sigarette almeno un giorno negli ultimi 30 giorni aumenta sensibilmente con il progredire dell’età, sia nei ragazzi che nelle ragazze, con una marcata differenza di genere a 15 anni (24,8% nei ragazzi, 31,9% nelle ragazze).