Le coste del Friuli occupate da navi e crociere.
L’Adriatico di nord est, quel golfo che bagna le coste del Friuli, non è mai stato così affollato. Petroliere, portacontainer, barche a vela, motoscafi, canoe, sup. e poi c’è lui quel Sailing Yacht grande quanto più palazzi messi insieme che è fermo dal 17 luglio, ogni tanto si muove, ma rimane lì perché sotto sequestro. E’ di un miliardario russo, Andrey Melinchenko. Viene chiamato “A” da chi lo vede spesso, perché ha una grossa “A” stampata sulla poppa.
Se ci si affaccia dal Golfo si prova a vedere Pirano. E’ la città là, tutti lo sanno. Ma niente, ci sono giorni in cui non si vede da quante imbarcazioni ci sono. Colpa dello Yacht ma non solo. I traffici portuali del golfo sono aumentati, c’è stato un boom del turismo, c’è chi arriva con le proprie vele, e sono quei puntini bianchi che si vedono da lontano e si perdono nell’orizzonte.
Le opinioni dei friulani e dei triestini.
Ma il turismo è anche quello croceristico. E qui gli abitanti del Friuli Venezia Giulia si dividono. Incrocio due fidanzati, uno friulano doc e l’altra triestina-istriana. “Portano soldi, c’è poco da fare”, mentre l’altro ribatte, “Ma ci pensi a quanto inquina? E poi lo vedi? Non riesci neppure a vedere il porto”, si gira indicando la nave attraccata che si staglia su tutte le altre imbarcazioni. Siamo sulla punta del Molo Audace, ed effettivamente sì, il porto e il resto di Trieste è oscurato.
Un pensiero spaccato che si alterna, ed è lo stesso che accompagna anche le opinioni sul megayacht, qualcuno lo chiamo “il nuovo ecomostro del mare”. Il simbolo della guerra in Ucraina in mezzo al mare del Friuli Venezia Giulia. C’è chi si domanda quanto costi alle tasche del porto tenerlo lì. Ma alcuni sostengono che anche questo faccia bene al turismo, come una specie di installazione non permanente. Opinioni queste, ma girando lungo la costa molti turisti stranieri e da altre regioni di Italia, si fermano lo osservano e si fanno un selfie con il megayacht russo dietro. Perché? “Perché è il simbolo di quello che stiamo vivendo”.