Una mappatura degli enti no profit del Fvg.
Il terzo settore è, anche in Friuli, tra le realtà che subiscono maggiormente gli effetti economici del coronavirus. Un problema che riguarda sia chi ha operato in prima linea nell’assistenza, sia chi si è trovato a dover chiudere da un giorno all’altro l’attività, come le cooperative e associazioni attive in ambito culturale e educativo. Per questo motivo Fondazione Pietro Pittini lancia – con il supporto di Italia non profit – un programma di sostegno dedicato alla ripartenza del terzo settore attivo in Fvg.
I dati sulla filantropia.
Secondo i dati dell’osservatorio di Italia non profit dei 746milioni di euro mobilitati dalla filantropia per contrastare l’emergenza coronavirus, solo 1,69milioni di euro hanno avuto come destinatari soggetti operativi in regione. Inoltre, andando ulteriormente ad analizzare il dato emerge come solo 590mila euro sono stati dispiegati dalla filantropia istituzionale, mentre la rimanente parte è legata a iniziative di solidarietà promosse da piccole e medie imprese o gruppi familiari con forte radicamento sul territorio.
Secondo ISTAT sono 10.235 le organizzazioni non profit attive in Fvg operanti in ambito cultura, sport e ricreazione, istruzione e ricerca e religione. Studiando i dati dell’Agenzia delle Entrate sono stati 1.953 gli enti domiciliati in Friuli-Venezia Giulia che hanno ricevuto il contributo 5×1000, con un totale di 250.573 preferenze espresse. Sulla base dei dati soprariportati Fondazione Pietro Pittini intende favorire e promuovere l’aumento del peso filantropico nella regione. Il programma predisposto si declina in tre fasi.
Il progetto della Fondazione Pietro Pittini.
La prima è l’ascolto delle organizzazioni del territorio per comprendere le esigenze e i bisogni (vecchi e nuovi) legati alla ripartenza. Successivamente si passa alla co-progettazione per sviluppare nuovi strumenti di intervento e sostegno. Infine, il terzo punto riguarda l’avvio di un nuovo programma filantropico che possa dare risposte concrete ai bisogni mappati, in particolare alle realtà che avranno partecipato alla fase di ascolto che verrà curata da Italia non profit.
“Questa operazione ci permetterà di mappare le realtà non profit e di identificare eventuali bisogni emergenti post Covid. Non solo supporto economico, ma soprattutto capacity building, formazione, tecnologie, affiancamento strategico, partnership, sono strumenti che ci riserviamo di offrire per sostenere le organizzazioni nell’ affrontare nuovi scenari di risposta ai bisogni. Puntiamo ad un approccio sistemico e ragionato per ricostituire il 3° pilastro della società in cui viviamo, ove è strategica la forza della rete e della connessione col territorio” dichiara Marina Pittini, presidente di Fondazione Pietro Pittini.
Il terzo settore è vitale per l’economia sociale e le comunità regionali su tutto il territorio nazionale. E’ innegabile che solo attraverso realtà legate a uno specifico territorio sia possibile generare un intervento diretto e immediato capace di dare una risposta efficace a uno specifico contesto. Secondo i recenti dati raccolti da Italia non profit l’emergenza sta infatti generando sul non profit italiano impatti e risposte diversificati nelle diverse geografie del paese.
“In territori diversi gli enti mostravano, prima dell’arrivo della pandemia, punti di fragilità molto eterogenei, frutto di una estrema eterogeneità delle condizioni di contorno in cui le organizzazioni non profit si trovano ad operare. L’iniziativa promossa da Fondazione Pietro Pittini si segnala sia per la sua originalità, sia per la capacità di aver colto un immediato bisogno da parte delle comunità e degli enti della Regione. Partire dalle comunità per individuare i bisogni e trovare con le comunità stesse le soluzioni è l’unico modo per superare le criticità che stanno mettendo a rischio la sopravvivenza stessa del non profit. Una perdita che nessun territorio può permettersi” dichiara Giulia Frangione, amministratore delegato di Italia non profit.