Anche Veneto e Lombardia procedono.
Il presidente del Consiglio regionale, Piero Mauro Zanin, invierà una lettera ufficiale al premier e al ministro dello Sport del Governo italiano. Quello che chiederà, sarà l’esclusione dell’Iran dai Mondiali di calcio, a fronte dei recenti assassinii e violazioni dei diritti delle donne nella Repubblica islamica. La stessa presa di posizione arriverà anche da Veneto e Lombardia. L’obiettivo è ribadire la solidarietà e vicinanza alle donne iraniane. Lo scorso 3 ottobre tutti i gruppi politici dell’Aula hanno sottoscritto la mozione.
“Invierò a Palazzo Chigi una lettera ufficiale – ha promesso Zanin – ricordando la recente presa di posizione dell’Assemblea legislativa del Friuli Venezia Giulia e invitando l’Esecutivo a fare pressioni sulla Fifa. Pensiamo anche di esporre, all’esterno del Palazzo, uno striscione con il nome di Masha Amini, la ragazza uccisa per un ciuffo di capelli fuori dal velo”. All’incontro hanno partecipato anche Baharak Darvishi e Taher Djafarizad, dissidenti iraniani che vivono da anni in Fvg. Presenti anche Dusy Marcolin, presidente della Commissione regionale per le pari opportunità (Crpo Fvg), e la consigliera di parità Anna Limpido.
Il consigliere Furio Honsell di Open Sinistra Fvg ha ribadito l’invito “ad agire con forti prese di posizione anche prima che si verifichino drammi come quelli di queste ultime settimane, altrimenti si rischia di diventare complici”. È stato Honsell a porre il tema della nazionale di calcio dell’Iran, qualificata alla fase finale dei Mondiali che inizierà tra un mese in Qatar, osservando come “in quel Paese le donne non solo non possono giocare, ma neppure andare allo stadio”.
Sollecitazione subito raccolta da Djafarizad: “La Fifa dovrebbe boicottare l’Iran perché qui stiamo parlando di un apartheid praticato ai danni del 54% della popolazione. Sono riuscito a contattare Evelina Christillin, del Consiglio della Fifa: mi ha detto che la Federazione mondiale del calcio non entra in politica, ma in ogni caso ne parlerà con il presidente Infantino. Io però leggo nello statuto della Fifa che è prevista l‘esclusione di chi viola i diritti fondamentali delle persone”.
“Fino al 1979 – ha ricordato ancora il presidente dell’associazione Neda Day – la grande maggioranza delle donne iraniane non portava il velo, solo in quel momento l’hanno reso obbligatorio. E il regime uccide, stupra, tortura chi protesta. Vorrei che dal Fvg, dove sono fiero di vivere, partisse una battaglia da portare al livello nazionale, come già successe con la risoluzione sulle spose bambine votata dal Parlamento europeo”.
“Sta a noi lottare per cambiare il regime – dice Baharak Darvishi – ma a voi europei chiediamo di non remarci contro: ci ha colpito ad esempio che esponenti politici nazionali come Federica Mogherini, Debora Serracchiani ed Emma Bonino abbiano portato il velo durante la loro visita in Iran. E non basta giustificarsi dicendo che l’hanno fatto perché la legge lo prevede: anche quelle razziali erano leggi, ma non per questo bisognava obbedirvi”.