Pioggia di chiamate per la messa in acqua delle barche.
Al primo posto tra le regioni italiane con una media di 180,8 posti barca per ognuno dei suoi 94 chilometri di litorale, il Friuli Venezia Giulia si conferma una delle “capitali” italiane del diportismo. L’epidemia di Covid-19 e le nuove regole per abitare le spiagge promettono un’infusione di ulteriore vitalità per il settore della nautica da diporto. Infatti, le imprese che operano principalmente tra Lignano Sabbiadoro, Marano, Grado, Monfalcone e Trieste alla manutenzione delle barche e alla messa in acqua stanno lavorando a pieno regime.
“Siamo operativi anche 10- 12 ore al giorno per star dietro alle richieste dei clienti”, racconta il capocategoria della nautica di Confartigianato-Imprese Udine, Mauro Della Negra. I numeri del settore, elaborati dall’ufficio studi di Confartigianato Udine, sono imponenti. I posti barca sono pari a 17.001 con tendenza in lieve crescita dal 2013.
Più di un posto barca su 10 nel nostro Paese è localizzato in Friuli Venezia Giulia (10,5%), che si colloca così al quinto posto nella classifica tra le 14 regioni italiane che si affacciano sul mare. Il numero di unità da diporto iscritte per ogni 100 posti barca (indice di affollamento) è però basso, pari a 23 (10° posto su 14 regioni italiane) per un totale di 3.906 imbarcazioni da diporto presenti (dato 2018).
A prendersene cura sono complessivamente 248 imprese, per un totale di 316 localizzazioni, di cui 211 artigiane. Di queste, 79 (37%) operano nel settore della costruzione di imbarcazioni da diporto e sportive, 132 (63%) nella riparazione e manutenzione di navi e imbarcazioni (esclusi motori). Gli addetti complessivi sono 1.156 di cui 1.004 dipendenti, 373 a libro paga delle imprese artigiane.
Numeri importanti che tuttavia Della Negra invita a considerare in difetto. “Ci sono più imprese e più addetti, il sistema dei codici Ateco non consente di fotografare esattamente la consistenza del settore che è ancor più spallato di quanto non dicano i numeri”. Al palo per circa un mese e mezzo causa Covid-19, il comparto a maggio è tornato al lavoro. “Stiamo cercando di recuperare il tempo perso, Ora le imprese sono inondate di chiamate. Da altre regioni e dall’estero. I proprietari ci chiedono di verificare lo stato delle imbarcazioni e di metterle in acqua rapidamente, perché quest’anno più che mai la “vacanza” in mare è sinonimo di sicurezza” conclude Della Negra.
Se tutto andrà bene, gli operatori sperano di recuperare buona parte delle perdite subite durante il lockdown. Così si ciuderà l’anno con il 30 per cento di perdite. Considerazioni condivise da Confartigianato Gorizia che al pari dell’associazione territoriale di Udine auspica un intervento pubblico che prenda in considerazione le difficoltà patite dalle imprese del settore nautico, escluse dai contributi a fondo perso concessi dalla Regione.
Da qui l’appello a una sola voce delle due Confartigianato provinciali: “Dovesse esserci un avanzo delle risorse già stanziate chiediamo alla Regione di destinarne una parte alle imprese della nautica da diporto viceversa di cercare nelle pieghe del bilancio nuovi fondi per tamponare le perdite che ci sono state anche in questo settore – afferma il segretario di Confartigianato-Imprese Gorizia, Marco Gobbo – a maggior ragione considerato che alle marine il contributo è stato concesso”.