In Friuli Venezia Giulia 200mila cittadini senza medico di base.
Quasi un quinto dei cittadini del Friuli Venezia Giulia è senza medico di base: una situazione sempre più critica denunciata da FIMMG Fvg (Federazione italiana medici di medicina generale – maggiore sindacato del settore che in regione conta più di 300 iscritti), secondo cui è necessario rendere attrattiva la professione per le nuove leve.
L’occasione per fare il punto della situazione è stata la Giornata mondiale del Medico di base, lo scorso 19 maggio quando il sindacato ha allestito uno stand informativo in centro a Udine, in cui ha incontrato i cittadini. Tra di loro anche il sindaco del capoluogo friulano Alberto Felice De Toni, che ha fatto visita ai medici di medicina generale guidati dal segretario regionale dottor Fernando Agrusti.
“In un recente sondaggio Ipsos – ha detto Agrusti -, il medico di famiglia ha ricevuto il 70 per cento di giudizi positivi. Se lo si confronta con il dato di giudizi positivi raggiunto nella stessa rilevazione dal Servizio sanitario nazionale, attestatosi su un 45%, risulta evidente come il medico di medicina generale sia il principale punto di riferimento per le persone nella gestione della propria salute. Da questi dati confortanti ripartiamo per le sfide che ci attendono”.
Sfide che riguardano in particolare la carenza di medici e le nuove frontiere della diagnostica di primo livello negli ambulatori dei medici di famiglia. “In Friuli Venezia Giulia – ha aggiunto Agrusti – siamo alle prese con un complicato ricambio generazionale come testimoniato dal fatto che a oggi nella nostra regione 200 mila cittadini sono senza medico di famiglia. Il trovare nuovi medici non può prescindere dal rendere attrattiva la nostra professione tra i giovani e quindi fondamentale, secondo noi, sarà il ridurre drasticamente le troppe incombenze burocratiche, favorire la diagnostica di primo livello nei nostri studi e favorire le aggregazioni tra più professionisti come previsto fra l’altro anche dal nuovo contratto nazionale”.
Quello della diagnostica è un tema caldo visto che si è appena insediato a Roma, al Ministero della Salute, il Tavolo di lavoro per definire l’utilizzo di 235 milioni di euro a valere sulla legge di Bilancio del 2020 per la fornitura delle attrezzature di diagnostica di primo livello ai medici di medicina generale e ai pediatri di libera scelta.
“Vorremmo – ha concluso Agrusti – essere dotati in maniera sistemica di strumenti quali ad esempio elettrocardiografi, spirometri, ecografi per evitare di spostare dal proprio paese i pazienti fragili o semplicemente anziani. Con la telemedicina si potrebbe poi monitorare nel tempo i pazienti che necessitano di particolare attenzione per poter intervenire tempestivamente in caso di necessità. Nei territori dove questi progetti sono stati sperimentati, la riduzione degli accessi in pronto soccorso o di ricoveri ospedalieri è stata confortante. Inoltre eseguire queste prestazioni per pazienti cronici nei nostri ambulatori potrebbe contribuire a ridurre le liste d’attesa negli ospedali”.