Fotovoltaico in Friuli Venezia Giulia: arriva il disegno di legge che stabilisce le aree non idonee

Il disegno di legge per regolare l’installazione degli impianti fotovoltaici in Friuli Venezia Giulia.

L’assessore regionale alla Difesa dell’ambiente, Energia e Sviluppo sostenibile Fabio Scoccimarro, ha illustrato in IV Commissione i contenuti del disegno di legge che disciplina l’installazione di impianti fotovoltaici sul territorio regionale.

“Per la terza volta la Regione legifera sul tema del fotovoltaico e conferma la volontà, da sempre espressa dalla Giunta e trasversalmente condivisa dal Consiglio regionale, di regolamentare e governare il proliferare di impianti fotovoltaici a svantaggio di alcuni territori e aree delle zone agricole. Tengo a precisarlo nella speranza che la discussione in Aula ne tenga conto, lasciando da parte opposizioni ideologiche e strumentali”.

“Con questo ddl – ha proseguito il rappresentante dell’Esecutivo – puntiamo a minimizzare gli impatti sull’ambiente, sul paesaggio, sul patrimonio culturale, sulle attività agricole e sul territorio in generale, in un contesto nazionale che fissa il contributo della Regione in termini di potenza minima da traguardare entro il 2030 nella misura di 1960 megawatt. Al tempo stesso intendiamo regolamentare e arginare il proliferare di impianti fotovoltaici a svantaggio di alcuni territori e aree delle zone agricole, con la consapevolezza che, se da un lato l’approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili e l’indipendenza energetica da soggetti terzi sono indispensabili, vanno altresì tenute in conto la salvaguardia del tessuto agricolo e la tutela paesaggistica del territorio. Saremo tra le prime regioni d’Italia a normare in questo senso – ha sottolineato Scoccimarro -, in maniera compiuta e funzionale e senza andare più o meno direttamente allo scontro con gli enti o le norme superiori“.

Le aree idonee e non idonee.

Come ha specificato l’assessore, la norma prevedrà una distinzione tra aree idonee e non idonee all’installazione, applicando per le prime delle specifiche procedure accelerate di autorizzazione.

Tra le aree idonee rientrano i siti dove sono già installati impianti della stessa fonte, i siti oggetto di bonifica, le cave cessate o abbandonate, le superfici di strutture edificate, le aree a destinazione industriale, artigianale, per servizi e logistica e, più genericamente, le aree non utilizzabili per altri scopi. “In particolare – ha aggiunto Scoccimarro -, la Regione vuole facilitare l’utilizzo delle aree militari dismesse per la realizzazione degli impianti: rendere appetibili tali aree, infatti, ha il duplice obiettivo della riqualificazione urbana di spazi altrimenti non utilizzabili, che spesso per gli enti locali rappresentano un peso, e della produzione di energia da fonti rinnovabili”.

Saranno invece classificate come aree non idonee quelle incluse nel perimetro di beni sottoposti a tutela, mentre l’individuazione delle aree vietate riguarda l’installazione di impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra nelle zone classificate come agricole. Riguardo a queste ultime, Scoccimarro ha precisato che “la valutazione sarà positiva solo se la superficie agricola contigua sarà pari ad almeno nove volte la superficie occupata dall’impianto e se la copertura della superficie dell’impianto da realizzare, sommata a quella degli impianti della stessa tipologia autorizzati nelle medesime aree, non supererà il 3 per cento della superficie agricola del territorio comunale”.

Un altro punto all’interno del ddl stabilisce che, tra le azioni preliminari, si chiederà ai proponenti di esplicitare e anticipare già in fase di domanda le misure di compensazione e il coinvolgimento preliminare dei cittadini e dei portatori di interessi diffusi, attraverso un processo di comunicazione e informazione relativo alla realizzazione di impianti con potenza superiore a 1 megawatt.

I punti principali del disegno di legge.

Entrando nel dettaglio dell’articolato, il disegno di legge – è stato spiegato –  prevede che l’individuazione delle aree non idonee sia effettuata nell’ambito delle categorie delle aree a tutela nazionale, siti Unesco, grotte di interesse pubblico, alberi monumentali, nonchè quelle incluse nella Rete Natura 2000 o parchi, riserve e geositi, e le aree agricole dove si possono effettuare una varietà  di colture senza particolari vincoli.

Sarà poi la Giunta regionale, con apposita deliberazione, a definire le linee guida per la redazione dei progetti degli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili e delle opere connesse, e la valutazione degli stessi terrà conto di molteplici criteri.

Riguardo alle aree agricole, la valutazione sarà positiva solo se la superficie agricola contigua sarà pari ad almeno nove volte la superficie occupata dall’impianto e se la copertura della superficie dell’impianto da realizzare, sommata a quella degli impianti della stessa tipologia autorizzati nelle medesime aree, non supererà il 3 per cento della superficie agricola del territorio comunale.

Infine, il ddl prevede la soppressione del divieto di realizzare impianti alimentati da biomasse situati in un raggio inferiore a 2 chilometri da colture pregiate, in coerenza con il quadro normativo statale.

In chiusura dell’illustrazione, la Direzione Ambiente ha fatto sapere che “a gennaio 2025 c’è stato un incremento delle domande per gli impianti a fonti rinnovabili del 215%” e che “area non idonea non è sinonimo di divieto, ma tale definizione permetterà procedure autorizzative accelerate nelle aree considerate idonee”.

Infine, è stato spiegato che “in merito alle aree non idonee è stato necessario un percorso condiviso con tutti i cittadini e i portatori di interesse, alla luce delle disposizioni del decreto ministeriale di giugno 2024 che lascia alle Regioni un margine compreso tra i 500 metri e i 7 km per l’individuazione di queste superfici. Fasce molte ampie che, senza le giuste simulazioni e il contributo di tutti, potrebbero non garantire risultati ottimali”.