L’appello durante l’Osservatorio antimafia Fvg.
“Il coordinamento è l’arma vincente nella guerra alle mafie e dobbiamo cercare di estenderlo anche a livello europeo. Specie ora che sono in arrivo i fondi del Pnrr, indirizzati in settori come le costruzioni e le infrastrutture
che da sempre fanno gola alla criminalità organizzata”. È questo l’appello lanciato dal presidente del Consiglio regionale, Piero Mauro Zanin, nel corso dell’incontro organizzato a Udine dall’Osservatorio antimafia Fvg.
L’organismo presieduto da Michele Penta ha dialogato in videoconferenza con Carmine Cicala, presidente del Coordinamento delle commissioni e degli osservatori sulla criminalità organizzata e leader del Consiglio regionale della Basilicata, e con Monica Forte, vicepresidente dello stesso coordinamento e presidente della commissione speciale antimafia della Lombardia. I due esperti hanno risposto alle domande di Eleonora Carpenè e Luisa Pizzol, le studentesse che stanno svolgendo un tirocinio all’Osservatorio Fvg, approfondendo i temi sul tavolo del coordinamento nazionale, dagli schemi di proposta di legge sui beni confiscati alle mafie e sull’istituzione degli Osservatori alla proposta di modifica del codice degli appalti, fino all’approvazione del progetto Liberi di scegliere che si occupa dei minori nelle famiglie mafiose.
Il richiamo del presidente.
“In questo momento – ha spiegato Zanin nel corso del dibattito – dobbiamo fare molta attenzione ai fondi del Pnrr, perché le risorse destinate a investimenti e imprese attirano da sempre l’attenzione delle organizzazioni criminali. Le mafie hanno il duplice obiettivo di immettere nel sistema il denaro di provenienza illecita e di entrare nell’economia reale, con il rischio di creare un dumping pericoloso per la parte sana del tessuto produttivo”. Per fronteggiare questi rischi il presidente auspica un coordinamento non solo nazionale, e si propone di parlarne in seno alla Conferenza delle assemblee legislative europee (Calre): “A livello europeo lo strumento più importante – ha ricordato Zanin – è il regolamento Ue del 2018 sulla confisca: prevede che il provvedimento della magistratura di un Paese abbia effetti diretti sul bene confiscato anche se il malavitoso non risiede in quel Paese, e rende dunque la vita difficile a chi voglia mettere
in sicurezza il suo tesoro in un Paese straniero. E non dimentichiamo che il problema riguarda tutti gli Stati: la ‘ndrangheta ad esempio ha forti interessi in Germania e nei Paesi del nord”.
Durante il dibattito organizzato nella sede regionale di via Prefettura a Udine è emerso anche il problema dell’assenza di corsi universitari, nell’ambito delle facoltà di Giurisprudenza, che approfondiscano le dinamiche della criminalità organizzata. Se ne è parlato con i delegati dei due atenei regionali, Natalina Folla per Trieste e Alessia Ottavia Cozzi per Udine, partner del progetto di tirocinio con l’Osservatorio antimafia. Entrambe le docenti hanno auspicato che si possa colmare questa lacuna,
immaginando il Friuli Venezia Giulia come una sorta di laboratorio per nuove iniziative formative e culturali.