La proposta di legge sul fine vita bocciata in terza Commissione.
Non passa la proposta di legge sul fine vita in III Commissione. Un tema delicato, “che investe ampie questioni etiche” – come l’ha definito in apertura di seduta Carlo Bolzonello, presidente della Commissione – ha innescato un ampio dibattito tra i consiglieri dei due poli ma nel voto finale non ha riservato sorprese rispetto alle posizioni politiche espresse negli ultimi mesi.
Da una parte le forze di Opposizione hanno votato compatte a favore della pdl 7 di iniziativa popolare, la norma che regola procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito, mettendo in primo piano il diritto all‘autodeterminazione delle persone che si trovano in situazioni di profonda sofferenza.
Dall’altra il Centrodestra, senza distinguo, ha bocciato la norma impugnando sostanzialmente due argomentazioni: la prima relativa alla competenza, “che in questo campo deve essere esercitata dallo Stato” come hanno suggerito in particolare Andrea Cabibbo (FI) e Lucia Buna (Lega), e dall’altra la possibile discriminazione – evocata da Claudio Giacomelli di FdI – tra malati con patologie irreversibili, “perché ad alcuni si garantirebbero tempi certi per il suicidio assistito e ad altri non si darebbero altrettante certezze relative alle cure, come ad esempio trattamenti di chemioterapia o trapianti”.
I favorevoli.
È stato soprattutto Enrico Bullian (Patto per l’autonomia-Civica Fvg), già promotore l’estate scorsa di una mozione su questo tema, ad argomentare con dovizia di dati e citazioni le ragioni del “sì” alla proposta di legge, cercando di portare dalla sua parte i colleghi di Centrodestra e ricordando come alcuni consigli comunali guidati da quell’area politica, tra i quali Gorizia e Cormons, si fossero già espressi favorevolmente sulla pdl. “Il diritto del cittadino – ha spiegato Bullian – contempla un ampio ventaglio di scelte, dalle cure palliative al suicidio medicalmente assistito. E con la loro firma su questa pdl di iniziativa popolare, tantissime persone hanno chiesto a noi politici di intervenire“.
Un aspetto, quello delle 7mila firme raccolte in Fvg, rimarcato anche da Furio Honsell (Open Sinistra Fvg), che ha sottolineato “l’esplicita e manifesta richiesta dei cittadini”, come pure da Roberto Cosolini (Pd), che ha parlato di “adesione spontanea e quasi entusiastica alla proposta di legge, in tempi in cui a volte è difficile anche solo dare alla gente un volantino”, invitando i colleghi di Centrodestra “a non far valere le ragioni di partito su un argomento così delicato”.
A favore della pdl anche Rosaria Capozzi (M5S). “Non è una legge che tutela la morte, ma il diritto sacrosanto all’autodeterminazione”, ha scandito la pentastellata, convinta che “questa proposta mette al primo posto la dignità delle persone“. Simona Liguori (Patto-Civica), da medico, ha richiamato il dibattito di vent’anni fa, “quando sembrava che anche le cure di supporto, in caso di persone gravemente ammalate di cancro, fossero una condanna all’eutanasia”. Liguori è persuasa che “le cure palliative possano tanto, ma non tutto. E queste cure non sono garantite in modo uniforme sul territorio, una situazione a cui bisognerebbe porre rimedio”.
“Quando la politica latita, o teme di prendere posizione, viene sostituita dalla magistratura, come è capitato stavolta”, ha osservato Serena Pellegrino (Avs), che ha ricordato come “la stessa Corte Costituzionale solleciti il Parlamento a intervenire“. “Non possiamo ignorare – le ha fatto eco Nicola Conficoni del Pd – la richiesta della nostra comunità di fare un passo avanti verso il riconoscimento della piena autodeterminazione dell’individuo“.
I contrari.
Il fronte del no alla proposta di legge, che ha fatto valere i suoi numeri in commissione in attesa del voto finale sulla pdl in Aula, è guidato come si diceva dai capigruppo Giacomelli – che ha fatto riferimento anche alla “battaglia culturale” sottesa a questa legge – e Cabibbo, che si è soffermato sul parere dell’Avvocatura dello Stato.
Ai consiglieri di FdI e FI hanno dato manforte Maddalena Spagnolo (Lega), che ha ribadito come “il tema sia già regolamentato dalla sentenza della Corte Costituzionale del 2019″ e che “non si ammette una diversa regolamentazione da parte delle Regioni“, e dalla collega di gruppo Lucia Buna, convinta che “con questo disegno di legge si va a promuovere il turismo della morte, la gara a chi applica il minor numero di giorni possibile per staccare la spina”.
Articolato l’intervento di Moreno Lirutti (Fedriga presidente): “Sono contrario a questa pdl ma distinguo la finalità dallo strumento: se parliamo di garantire dignità al fine vita, infatti, chi mai può essere in disaccordo? Ma lo strumento – ha insistito il consigliere di Maggioranza – non è buono in quanto un diritto del genere deve essere nelle mani dello Stato: se venti Regioni diverse legiferassero, produrrebbero venti situazioni diverse. L’importante è che non si pensi che chi oggi vota contro la pdl non comprenda la gravità di questo tema“.
Sintetiche le conclusioni dell‘assessore alla Salute, Riccardo Riccardi, prima del rapido esame dell’articolato che ha riproposto il muro contro muro tra i due poli politici. “Non entro neppure nel merito – ha detto Riccardi – perché dobbiamo rispettare l’ordine delle cose: quest’Aula non ha il diritto di arrogarsi questo tipo di scelta“. In Aula la relazione per la Maggioranza verrà presentata dallo stesso presidente della III Commissione, Carlo Bolzonello, mentre i relatori delle Opposizioni saranno Bullian, Cosolini e Pellegrino.