La lunga battaglia legale di un militare friulano esposto all’uranio impoverito.
Dopo una lunga battaglia legale, finalmente un militare friulano che era stato esposto all’uranio impoverito è stato riconosciuto “vittima del dovere” e avrà un’onorificenza del sindaco di Pristina, Kosovo. Esposto all’uranio impoverito durante le missioni in Kosovo, una forma tumorale sviluppata, ma una determinazione incrollabile che ha portato a due distintivi traguardi: quello di
La storia, raccontata all’agenzia di stampa Dire, è una testimonianza struggente di sacrificio e resilienza. Nel 2017, il sottoufficiale, scopre di avere un tumore, subito trattato ad Aviano. A differenza di molti suoi commilitoni, che come lui hanno prestato servizio nei Kosovo alla fine degli anni ’90 e sono stati anch’essi esposti all’uranio impoverito, riesce a sconfiggere la malattia.
Assistito dall’avvocato Andrea Bava, il sottoufficiale intraprende una lunga battaglia legale di fronte al Tribunale amministrativo regionale per dimostrare il nesso di causalità tra il suo servizio e la malattia. Una battaglia che, da un anno, segue il nuovo tracciato delineato dalla Cassazione, che ha spostato l’onere della prova dal militare al sistema giuridico. Ora quindi, la causa di servizio viene riconosciuta a meno che non si trovi una causa alternativa alla malattia.
Il risultato di questa lotta è un duplice riconoscimento: da un lato, il titolo di “vittima del dovere”, un passo importante nella direzione della giustizia e del riconoscimento ufficiale del suo sacrificio. Dall’altro, l‘onorificenza del sindaco di Pristina, Kosovo, che gli consegnerà le chiavi della città.
Il militare, assistito dal Sindacato Unico dei Militari, non solo ha ottenuto giustizia per sé, ma ha aperto una strada importante per coloro che, come lui, hanno affrontato le sfide dell’esposizione all’uranio impoverito durante le missioni internazionali.