Aumentano i casi di disturbi alimentari in Friuli Venezia Giulia.
Sono in costante aumento i problemi legati ai disturbi alimentari nella nostra regione. Una piaga che sta rischiando di diventare ingestibile per la totale mancanza di strutture adatte a trattare il problema, soprattutto per quanto concerne i ricoveri.
Quattro sono i centri ambulatoriali dislocati in regione, tra Udine, San Vito, Monfalcone e Trieste e addirittura più di mille sono i nuovi utenti che ogni anno necessitano il supporto di un team di professionisti, con un aumento del 10% nell’ultimo anno. La fascia di età più colpita è quella tra i 18 e i 29 anni, anche se è in drastico aumento il numero di adolescenti, soprattutto minorenni, che si ritrovano a combattere contro malattie che spesso, se non curate adeguatamente e tempestivamente, possono portare alla morte.
Il 60% delle prestazioni complessive nella nostra regione è infatti legato all’anoressia nervosa, un dato allarmante tenendo conto che nel 2021 la percentuale era del 58% e nel 2022 era salita al 65%. Nella stragrande maggioranza dei casi ad esserne coinvolte sono le donne, che rappresento il 91%. “L’aumento di problemi legati a disturbi alimentari, in primis dell’ anoressia nervosa, è in drastico aumento nella nostra regione”, spiega il professor Matteo Balestrieri, responsabile del centro per il trattamento disturbi alimentari dell’Azienda sanitaria Friuli Centrale e responsabile dell’osservatorio regionale dei quattro centri nel nostro territorio.
“In ognuno dei quattro centri in regione c’è un modus operandi differente, anche se ovviamente l’obiettivo comune è quello di salvare la vita, nei casi più gravi, a persone che hanno perso la gestione della propria persona, inoltre nei nostri centri diurni vengono svolte principalmente attività di tipo sia rieducativo sia riabilitativo a persone che, in età sempre più giovane, si ritrovano a combattere contro questi forti disagi “, prosegue Balestrieri.
Nonostante la disponibilità e l’accoglienza dei centri in regione però, oltre alla professionalità di tutte le figure competenti che vi lavorano all’interno, dagli psicologi ai nutrizionisti, nella nostra regione manca ancora, ad oggi, la cosa più importante, ovvero una struttura adibita al ricovero dei pazienti. Gli operatori infatti sono costretti, nei casi più gravi, a rivolgersi alle strutture residenziali del vicino Veneto (Portogruaro in primis) e delle altre regioni, causando così un intasamento e dei tempi di attesa spesso troppo lunghi per l’urgenza rappresentata.
“Grazie al cielo i pazienti che necessitano il ricovero rappresentano una fascia ridotta, si parla di utenti con un BMI uguale o inferiore a 10/11, per intenderci – conclude Balestrieri – ciò non toglie che ritengo molto grave il fatto che l’azienda sanitaria, ad oggi, non sia riuscita ancora a darci la possibilità di usufruire di una struttura adatta ai ricoveri, mi auguro venga mantenuta al più presto la promessa che qualcosa possa cambiare e che quindi anche la nostra regione diventi un punto di riferimento importante per i nostri utenti“.