Le discoteche del Fvg pronte a riaprire, ma con capienza ridotta a un terzo. Gestori fra dubbi e rabbia

Le nuove regole per riaprire le discoteche in Friuli Venezia Giulia.

Si tratta della tipologia di attività che, più di tutte, sconta le chiusure legate al Covid. Oggi, dopo 20 mesi di stop, le discoteche del Friuli Venezia Giulia si preparano a riaprire. Ma il condizionale è d’obbligo, perché i paletti del Comitato tecnico scientifico gettano più di un’ombra nel futuro prossimo di questi locali.

Che cosa prevedono le nuove regole? Anzitutto, una capienza limitata al 35% al chiuso e al 50% all’aperto. A patto, però, che la discoteca si trovi in una regione in zona bianca. E anche in questo caso, le incognite sembrano pesare non poco, perché molto dipenderà dalla curva del contagio. Inoltre, per accedere ai locali da ballo sarà necessario possedere il Green Pass. Se si potrà ballare in pista senza mascherina, il dispositivo di protezione individuale andrà invece indossato quando ci si muove fuori. Ora, la palla passa al governo.

Le nuove regole, però, fanno storcere il naso a più di qualche addetto ai lavori. “La capienza del 35% non ha senso e non permette di stare in piedi economicamente. Si aprirebbe per rimetterci. È anche vero, comunque, che non si tratta di una decisione definitiva nel tempo”. Parole di Adriano Cerato, gestore del Mr . Charlie di Lignano Sabbiadoro, ma anche dell’Opium Club di Pordenone e del Ca’ Margherita, sempre a Lignano. Eppure, nonostante le difficoltà (“perché in 20 mesi le spese sono state tante”) lui è pronto a ripartire: “Voglio dare un segnale di speranza al settore, ma anche ridare fiducia alle famiglie dei nostri collaboratori. Rimettere in moto il tutto – evidenzia Cerato – non è facile perché le spese in questo periodo hanno continuato a correre, come per esempio gli affitti. E purtroppo, so di qualche collega che non ce la farà. Dispiace molto”.

C’è poi il tema dei controlli. “Bisognerà assumere qualcuno per la verifica del Green Pass e poi – dice – che cosa ne sarà di quei locali che sono “tutta pista” e, dunque, vedranno gente senza mascherina in ogni spazio? Le regole – conclude – ci danno un bel carico di responsabilità. Ma vogliamo riprendere, i giovani e non solo loro hanno il diritto di divertirsi“.

Non nasconde le difficoltà nemmeno Marco Crisafulli, uno dei soci della storica discoteca Krepapelle di Udine. “La capienza limitata non convince, anche perché ci sono prescrizioni legate alla sicurezza che implicano spese difficili da sostenere con questi paletti“. Tant’è che, a caldo, il suo locale potrebbe continuare a rimanere chiuso. “Stiamo valutando, per gli oneri che ci sono sarebbe quasi più vantaggioso non riaprire. Da aprile non riceviamo ristori, a settembre si era parlato di qualche aiuto ma ancora non si è visto nulla. Per quanto ci riguarda c’è un grosso punto di domanda“.

Certo è che forse qualcosa di più per il settore delle sale da ballo si sarebbe potuto fare. “Personalmente, dico che posso capire che la nostra attività sia considerata una sorta di “bestia nera”. Ma siamo gli unici ancora chiusi dopo 20 mesi e ci saremmo aspettati più sostegno. Sono stati aiutati tutti – conclude Crisafulli – e ora che nel dramma ci siamo soltanto noi vorremmo si intervenisse, anche perché le risorse ci sono”.

E mentre molti sognano di tornare a scatenarsi in pista, i gestori delle discoteche fanno i loro conti. Ed è un’operazione più difficile di quanto si creda.