L’anniversario della tragedia del Moby Prince.
È il 10 aprile 1991. Sono le 22.25 e a Livorno il traghetto Moby Prince della Navarma si scontra con una petroliera della Snam, l’Agip Abruzzo. Nel fuoco muoiono in 140 tra passeggeri e membri dell’equipaggio del Moby, di cui 5 friulani. Solo un uomo sopravvisse, Alessio Bertrand, mozzo del traghetto che era salpato alle 22 per arrivare a Olbia.
Dal Friuli erano partiti Antonio Gabelli, 72 anni, di Mortegliano; la moglie Adriana Botturi, 60 anni, originaria di Brescia; Rino e Ranieri Trevisan, padre e figlio di 58 e 30 anni da Spilimbergo; Gavino Bianco, 40 anni di Grado (cameriere sull’imbarcazione).
Si parla della più grande tragedia della marineria italiana. Trent’anni dopo è ancora considerato come un incidente, ma avvolto nell’ombra e nel mistero. I responsabili non sono ancora stati individuati, ma una delle ipotesi più accreditate riguardava la nebbia che avrebbe nascosto la petroliera alla vista del traghetto, finché le condizioni metereologiche di quella sera a Livorno hanno reso chiaro che il cielo era sereno.
Un guasto o un errore umano, una rotta sbagliata, i soccorsi in ritardo, comunque le cose siano andate, è stato impossibile salvarsi dall’inferno di fuoco una volta che il petrolio si è incendiato. I familiari delle vittime, che intanto hanno fondato diverse associazioni, continuano a chiedere ulteriori indagini al Parlamento, riaperte nel 2018 dalla procura di Livorno, ma che ora dovrebbero portare alla creazione di una nuova commissione d’indagine per ricostruire il contesto di quella notte.