Il direttore di Libero Alessandro Sallusti contro Fedriga.
Galeotta, ma in negativo, è stata la pubblicità per promuovere il Friuli Venezia Giulia: spazi comprati su Repubblica e La Stampa, che hanno fatto incavolare di brutto il direttore di Libero, Alessandro Sallusti, che oggi sul suo quotidiano ha attaccato duramente il presidente del Fvg Massimiliano Fedriga, reo, a suo dire, di dare soldi ai giornali di sinistra.
“Per un giorno – ha scritto -, tutta la pubblicità dei due giornali è stata comperata da Fedriga per mettere in vetrina i suoi gioielli. Parliamo di centinaia di migliaia di euro che il governatore leghista ha gentilmente riversato nelle casse dei due giornali che più di altri si impegnano quotidianamente nel far passare le regioni governate dalla destra, il partito di Fedriga e il suo capo Matteo Salvini, per dei pericolosi razzisti, dei buzzurri indegni di governare“.
A Sallusti, insomma, non è andato giù che il fatto che “la Lega di Fedriga foraggia solo la stampa di sinistra. A noi, come credo ai giornali di centrodestra che Fedriga e il suo Friuli lo sostengono da quando ha messo piede in politica e la Lega da quando è nata, nessuno ha chiesto nulla, neppure un preventivo tanto per fare scena”.
E come se non bastasse, il direttore carica (scompostamente) la dose: “Lei se ne intende di comunicazione – ha preso pure una laurea in materia – e quindi sa il fatto suo, per esempio che una buona tattica è comperarlo il nemico anziché combatterlo, tattica squallida ma efficace, soprattutto facile perché quelli di sinistra sono mediamente in vendita. Perché se è così ce lo dica che noi a scrivere che lei è un grandissimo stro*** – cosa che non crediamo, abbiamo sempre sostenuto il contrario – ci mettiamo un attimo e vediamo se anche a noi arriverà un euro friulano per tenerci buoni. Ma sa che le dico? Lasci perdere, non lo scriviamo gratis, non abbiamo bisogno di lei. Ma la prossima volta che lei avrà bisogno di una marchetta o di una difesa d’ufficio dagli attacchi di la Repubblica e de La Stampa, la prego: non alzi il telefono con noi come d’abitudine”.