Boom di dimissioni dei lavoratori in Friuli Venezia Giulia: sono quasi l’80% delle cessazioni

Le dimissioni in Friuli Venezia Giulia.

Nei primi sei mesi di quest’anno crescono le dimissioni volontarie dei lavoratori che si sono attestate al 78,3% delle cessazioni dei rapporti di lavoro. Il dato più alto si registra nella Destra Tagliamento, con l’incidenza è pari all’80,4%. Quello del Friuli Venezia Giulia è il valore più elevato tra le regioni italiane, poco sopra il Trentino-Alto Adige con il 77,7% e il Veneto con il 77,6%.

Nel 2014 le dimissioni davano conto di poco meno della metà di tutte le cessazioni a tempo indeterminato, a partire dal 2021 la loro incidenza supera costantemente il 75%. Non è probabilmente un caso che la nostra regione sia al primo posto anche in base al grado di difficoltà di reperimento del personale da parte delle imprese dell’industria e dei servizi. A settembre 2024, infatti, in base agli esiti dell’indagine mensile Excelsior Unioncamere il 56% delle assunzioni previste in regione veniva considerato difficile da realizzare (al secondo posto c’è il Trentino-Alto Adige con il 54,8%), principalmente a causa della mancanza dei candidati e solo in misura minore per la loro inadeguata preparazione.

Tra gennaio e giugno 2024 il numero di cessazioni dei rapporti di lavoro appare stabile rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (appena 8 unità in più). Se si considerano esclusivamente i rapporti a tempo indeterminato, si può osservare che nell’ultimo decennio i licenziamenti di natura economica hanno assunto un peso sempre minore, da quasi il 40% nel 2014 a valori vicini al 10% negli ultimi anni. Nel tempo è invece cresciuta l’incidenza dei licenziamenti disciplinari (dal 2,5% del totale nel 2014, all’attuale 5,4%). La motivazione di gran lunga maggioritaria dell’interruzione dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato sono le dimissioni volontarie dei lavoratori.

L’aumento delle dimissioni tra 2014 e 2023

In termini assoluti le dimissioni dei lavoratori con un contratto a tempo indeterminato sono più che raddoppiate, da quasi 13.000 nel 2014 a circa 28.200 nel 2023 (+117,1%). L’incremento riscontrato tra 2014 e 2023 ha riguardato soprattutto la componente maschile (+127,4% rispetto a +102,6% delle donne), gli over 50 (+194,9%), i lavoratori delle aziende con oltre 100 dipendenti (+279,8%) e con un orario a tempo pieno (+146,6% contro +68,8% di quelli part time). Per quanto concerne i settori, l’aumento maggiore in termini relativi si registra nell’ambito che comprende l’istruzione, la sanità e l’assistenza sociale (sempre nel solo contesto privato) con +255,4%.