In questi giorni, al Centro recupero fauna selvatica ed esotica di Terranova sono arrivati cinque cuccioli di cerbiatto di poche settimane. Sono stati trovati in giardini e campi, fortunatamente ancora vivi, ma con ferite pù o meno gravi dovute alle falciature. Un pericolo che in questo periodo, oltre al bracconaggio, è più vivo che mai. Una strage silenziosa che dev’essere evitata.
Tra metà maggio e metà giugno sono tanti gli animali selvatici che mettono al mondo i primi cuccioli: volatili, ricci, cervi e caprioli ecc. I piccoli di cerbiatto solitamente si riposano nell’erba alta anche vari metri e non si spostano neanche se sentono rumori. Aspettano la madre che di solito torna con il cibo. “Spesso però non hanno paura e non si muovono neppure se ci si avvicina di qualche metro, quindi ci sono grossi rischi che vengano falciati” afferma Damiano Baradel del Centro di Terranova. E, se non vengono uccisi sul momento, il rischio è che le ferite rischino di infettarsi a causa del deposito di uova di mosca.
Gli agricoltori effettuano dei giri di perlustrazione ma questo può non bastare, ecco perché ultimamente inizia a farsi sempre più strada la soluzione dei droni. “Droni con telecamera termica sono l’unico metodo ad oggi più sicuro che li possa individuare dall’alto in maniera rapida e precisa”. Attivi già in vari stati, in Italia hanno iniziato a diffondersi nelle aziende anche grazie ad alcuni Centri di recupero. Un’altra soluzione è quella di ritardare la falciatura dopo i periodi di nascita.
I tempi delle nascite ultimamente si sono comunque modificati a causa dei cambiamenti climatici in atto. Baradel conferma: “Ultimamente i caprioli partoriscono anche un mese prima, a metà maggio. Negli ultimi dieci anni, i ricci, invece, hanno portato a termine cucciolate fino a dicembre mentre solitamente avvengono attorno a settembre e non oltre.” Anche i pesci si avvicinano più a riva e i fenicotteri svernano in Val Cavanata, cosa mai avvenuta prima. Non si capiscono i motivi, probabilmente tutto ciò è dovuto agli sbalzi climatici in corso ma “se i piccoli di riccio non riescono a raggiungere un certo peso (150/20 gr) sono destinati a morire durante l’inverno, assieme a tanti altri cuccioli”.
In questi casi, è bene quindi fare attenzione se si trovano dei cuccioli di animale o dei pulli nell’erba: non sempre è il caso di prenderli e portarli al sicuro. Qualche giorno fa a Terranova, è arrivato il primo pullo di civetta della stagione: “Probabilmente, complice il vento, è caduto dal nido. L’altro ieri ha iniziato ad aprire gli occhi. Per essere autosufficiente, e per poterlo liberare, avrà bisogno ancora di diverse settimane”. In questo caso il pullo doveva essere soccorso, in quanto ancora con gli occhi chiusi e spiumato. Ma, solitamente, è bene ricordare che non bisogna avvicinarsi o toccare i cuccioli quando li incontriamo nei campi: la maggior parte delle volte non sono stati abbandonati ma aspettano la madre che farà ritorno per allattarli. Questo vale per caprioli e cerbiatti, a meno che siano trovati feriti. Discorso similare per i volatili: alcuni rapaci notturni scendono dal nido prima di essere pronti a volare. “Il 60% delle cornacchie che viene raccolto potrebbe restare dov’è in quanto spesso i piccoli vengono lanciati dalla mamma per imparare a volare e vengono seguiti e nutriti da lontano. Altri volatili o mammiferi sono lasciati ore e ore da soli finché la madre è alla ricerca di cibo.”
Diverso il discorso per i piccoli rondoni che piovono dai tetti: essi devono essere soccorsi perché non vengono seguiti dai genitori; stessa cosa per i volatili con occhi chiusi e ancora spiumati o per i pulli vicini alle strade e feriti. Prima di pensare di compiere un atto amorevole, quindi, fermiamoci ad osservare la situazione per capire se realmente c’è bisogno del nostro intervento: a debita distanza, dopo un po’ potremmo intravedere la madre tornare per cibare il piccolo. Se proprio non sappiamo cosa fare, possiamo chiamare la forestale o i Centri di recupero adeguati (Terranova: 3484056523).