Le imprese artigiane in Friuli.
Ci sono 705 attività che hanno chiuso, certo, ma ce ne sono 736 che hanno aperto: un saldo positivo che per quanto debole (più 0,11 per cento) indica una crescita delle imprese artigiane in Friuli Venezia Giulia, confermando la tendenza registrata nel 2022 e facendo auspicare una ripartenza dopo 11 anni (dal 2010 al 2021) di saldi negativi.
I dati, relativi al primo trimestre del 2023 (proprio il periodo in cui generalmente i numeri sono più negativi rispetto alla restante parte dell’anno, a causa del concentrarsi delle cancellazioni sul finire dell’anno precedente e l’inizio del nuovo) emergono dal Registro delle Imprese e dell’Albo Artigiano elaborata da Infocamere e sono in linea con lo stesso segno positivo riscontrato nello stesso periodo del 2022 (+33 unità).
Un’inversione di tendenza, sul quale Confartigianato Fvg concentra l’attenzione, pur restando cauta. “Sono numeri che ci rendono attenti, moderatamente orgogliosi e soddisfatti – commenta il presidente di Confartigianato Fvg, Graziano Tilatti -. La moderazione è determinata dal fatto che auspichiamo di veder confermata questa tendenza a fine anno, con l’auspicio che le nuove realtà imprenditoriali riescano ad avere marginalità e quindi a confermarsi”.
Lo sguardo del presidente Tilatti, inoltre, si allarga a comprendere l’intero sistema economico. “Pur confidenti in questa che pare un’iniziale inversione di tendenza in ambito artigiano, l’augurio è che tutte le imprese superino questo momento di difficoltà contrassegnato da alti costi per materie prime ed energia e difficoltà di accesso al credito, poiché è necessario che l’intero sistema funzioni per avere un consolidamento generale”. Ulteriore attenzione è rivolta “alle attività commerciali di prossimità, la speranza è che crescano – prosegue Tilatti -, perché giocano un ruolo fondamentale nel tenere vive le comunità e, quindi, anche il dinamismo economico al loro interno”.
Già nel primo trimestre del 2022 il saldo del comparto artigiano si era dimostrato positivo e quasi uguale (33 unità) confermando un effetto che deriva in parte dall’incremento delle iscrizioni, ma soprattutto dalla riduzione delle cancellazioni a partire dal 2020. Nei primi tre mesi del 2019 c’erano state ben 964 cancellazioni dall’Albo artigiano, mentre lo stesso periodo di quest’anno ne conta 705, ossia il 27% in meno.
Il dettaglio delle aperture delle imprese artigiane in Friuli.
Scendendo nel particolare della crescita registrata nel 2023, anche se limitato a 7 unità, c’è il primo saldo positivo nel comparto manifatturiero che include il 20% dell’artigianato regionale. È la metalmeccanica a trainare e all’opposto il settore legno-mobile e il sistema moda (Tac) a subire una contrazione come pure l’agroalimentare. Nettamente di segno positivo anche il saldo della nati-mortalità nel comparto delle costruzioni (+44), nonostante sia più che dimezzato rispetto al 1° trimestre dello scorso anno (+99), possibile segno di un progressivo rallentamento dell’espansione del settore edile, dell’impiantistica e delle finiture.
Netta inversione di tendenza nei servizi alla persona, in particolare legati al benessere e all’estetica (+16) dopo il saldo negativo dello stesso periodo del 2022 (-7). Prosegue invece la contrazione nel settore dei trasporti, allo stesso ritmo dei periodi precedenti (-18/-20). Tra i segmenti che manifestano maggiore vitalità vanno segnalati i servizi artigianali a supporto del settore primario e i servizi culturali e di intrattenimento, ancora impegnati a recuperare le posizioni perse durante il periodo pandemico.
Continua il fenomeno di “migrazione” dalle forme societarie personali (snc e sas) verso quelle di capitale (srl con uno o più soci) come dimostra la specularità dei rispettivi saldi nel trimestre considerato (+24/-22) anche se il saldo positivo più ampio riguarda le ditte individuali (+30) e del tutto residuali sono le altre forme. “Come evidenziato in altre occasioni – considera il presidente Tilatti – sembra che prosegua una polarizzazione tra due modalità distinte di fare impresa in chiave artigianale: da un lato il lavoro autonomo, con o senza collaboratori, e dall’altro aziende strutturate che fanno perno su una più netta distinzione tra il capitale aziendale e quello personale dei soci”.