Cosa vedere a Cordovado.
Tra le numerose attrazioni che il Fvg può offrire ai turisti vi è un’ampia lista di paesini che rientrano nella prestigiosa classifica de “I Borghi più Belli d’Italia”. Anche Cordovado è uno di questi ed è ricco di luoghi da vedere. Situato in provincia di Pordenone e abitato da circa 2.718 persone, è un comune caratterizzato da una forte presenza di storia medievale, che ne caratterizza la conformazione del tessuto urbano. Proprio grazie a quest’ultima e ai monumenti presenti è stato eletto come uno de “I Borghi più Belli d’Italia”.
Storia
Il nome Cordovado nasce dall’espressione latina “Curtis de Vado”, indicata per designare un ambiente di tipo cortigiano posto vicino a un guado sul fiume Tagliamento. Originariamente vi si insediarono i Celti salvo poi lasciare spazio ai conquistatori Romani che bonificarono le paludi circostanti. Con il crollo dell’Impero Romani arrivò il turno delle popolazioni barbariche che discesero dal nord e invasero la zona. Il Fvg fu conquistato dai Visigoti nel 402, dagli Ostrogoti nel 408 e dagli Unni nel 452. Nel 1186 Cordovado si affacciò al mondo della storia per la prima volta, grazie a una bolla del papa Urbano II che elencò tutti i possedimenti della Chiesa nella zona. Al 1276 risale la primissima esplicita citazione del castello costruito dai vescovi di Concordia e nel 1337, dagli statuti comunali, si apprende che divenne un luogo sicuro per i vescovi, tanto da essere usato periodicamente come una sorta di capitale politica e militare. Con il medioevo agli sgoccioli e il rinascimento alla porta, Cordovado passò sotto il dominio della Serenissima per poi divenire vittima delle continue razzie dei Turchi. Con l’avvento di Napoleone e la fine della Repubblica di Venezia divenne municipalità e verso la fine dell’800 ottenne la prima linea ferroviaria sulla linea Portogruaro-Casarsa.
Area castellana
La Cordovado medievale poggia dunque sul sostegno di un’area particolare, la cosiddetta area castellana. All’interno di quest’ultima trovano spazio alcune costruzioni interessanti tra cui palazzo Ridolfi, ora Bozza-Marrubini, affrescato internamente da Francesco Zamolo (1704-1712); l’elegante palazzo Agricola dalle forme rinascimentali con ampie arcate e trifora ed infine palazzo Freschi Piccolomini (1669-1704).
Chiesa di San Girolamo
Nelle adiacenze dell’area castellana sorge anche la chiesa di San Girolamo, struttura risalente al XIV secolo. Delle due torri portaie che la contraddistinguono, la meridionale conserva la postierla, la settentrionale, detta anche dell’Orologio, le scale e i camminamenti in legno al suo interno. Lungo la cinta muraria sud-orientale si notano alcuni resti di un fossato e delle case costruite all’interno del recinto nel XIX secolo.
Palazzo Beccaris Nonis
Tra i luoghi da vedere a Cordovado c’è anche il palazzo Beccaris Nonis. Si tratta di un edificio che si erge nella zona del cosiddetto “borgo nuovo” e si distingue per la mole imponente con la quale si afferma. Ideato nel ‘500, fu designato e in seguito abitato dalle due famiglie che lo vollero edificare.
Palazzo Cecchini
Oggi sede della biblioteca, Palazzo Cecchini è un altro di quei luoghi di Cordovado che merita una visita. L’edificio è un lascito arrivato da parte dell’ingegnere ferroviario e filantropo Francesco Cecchini (1819-97), che alla comunità ha conferito anche l’immobile oggi utilizzato come scuola materna. Fu in seguito ristrutturato, in particolar modo per quanto riguarda la facciata. Assunse così dei motivi di gusto medievaleggiante, presentando affreschi ottocenteschi che ornano gli interni delle diverse sezioni.
Pieve (Duomo) di Sant’Andrea
Antica pieve concordiese, fu profondamente rimaneggiata e ristrutturata nel tardo ‘800. Il Duomo di Sant’Andrea nacque in origine ad aula unica, per poi acquisire due navate nel corso del ‘600. Ancora oggi all’interno si possono trovare numerosi parti e suppellettili in legno (pulpito, cantoria), che rendono l’atmosfera della parrocchiale di campagna degli ultimi secoli. Il restauro degli affreschi situati nella zona dell’abside ha portato alla luce il vero autore, Gianfrancesco da Tolmezzo, che li ha realizzati agli inizi del Cinquecento.