Confagricoltura Fvg scende in campo a difesa della coltivazione di canapa

Il gruppo Giovani di Confagricoltura Fvg chiede al Governo italiano di ritirare l’emendamento che la rende illegale

Ritiro dell’emendamento. È questa la richiesta del gruppo Giovani di Confagricoltura Fvg al Governo italiano sul testo, approvato lo scorso 31 luglio, che rende illegali le infiorescenze della canapa industriale e i suoi derivati. Un provvedimento che mette a rischio non solo la filiera alimentare (semi/proteine), ma anche quella tessile ed edile legate alla coltura di Cannabis sativa industriale.

“Bisogna fare di tutto per salvaguardare quantomeno gli investimenti già avviati dalle tante imprese agricole italiane, che si sono impegnate nel comparto della canapa industriale”, spiega l’associazione. “L’entrata in vigore dell’emendamento, infatti, comporterebbe l’inserimento della Canapa sativa nell’ambito di applicazione delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope“.

Semi certificati e privi di effetti stupefacenti

I Giovani di Confagricoltura, insieme alle altre Associazioni di categoria, sollevano forti dubbi su questo aspetto vista la certificazione europea delle sementi utilizzate e, quindi, scientificamente prive di qualsiasi effetto drogante. Inoltre, il CBD o cannabidiolo, cannabinoide spesso presente in queste coltivazioni, è stato valutato dalla Food Standard Agency (FSA) come un elemento sicuro e pertanto classificabile tra gli alimenti lo scorso 19 luglio.

“La canapa industriale sta contribuendo a riportare gli under 40 nelle campagne i quali, spesso, partono da questo prodotto per poi investire su altri. Un fenomeno che non si vedeva da oltre 30 anni”, ricordano i Giovani di Confagricoltura Fvg. È utile, infatti, ricordare che più del 65% delle aziende agricole che, a oggi, operano sul territorio nazionale nel settore della canapa, sono gestiti da under 40, con una buona percentuale di donne.

Rischio di delocalizzazione all’estero

Se l’emendamento sarà approvato, il primo effetto sarà il blocco dell’intero settore con la conseguente delocalizzazione all’estero delle produzioni più strutturate, dato che la domanda continua a crescere a due cifre ogni anno. Si tratterebbe, quindi, di un duro colpo per il “Made in Italy” agroindustriale di cui la canapa è uno dei tasselli importanti, in quanto espressione delle piccole produzioni locali di qualità nazionali.

Il settore italiano, infatti, dal 2019 al 2023 è cresciuto di oltre il 200% e attualmente, dà lavoro a 10.000 persone. Anche l’export ne risentirebbe negativamente. Le stime del mercato europeo di prodotti a base di canapa si aggira, per il 2024, intorno a un valore di 2,2 miliardi di euro e, l’Italia, con le attuali capacità agricole, potrebbe giocare un ruolo di primo piano nella produzione e rifornimento di prodotti a base di canapa.

A oggi, grazie all’eccellenza delle aziende operanti sul territorio nazionale e della qualità dei prodotti agricoli, oltre il 70% della produzione viene esportato (in Svizzera, Germania, Spagna, Francia e Austria) e, pure nella nostra regione, sta crescendo l’interesse per questa coltura da parte delle imprese agricole anche in un’ottica di diversificazione.