La discussione sul modello Città 30 in Friuli Venezia Giulia.
In queste settimane è in corso un vivace dibattito in merito al modello Città 30, in seguito all’applicazione della misura a Bologna. A dicembre in Regione è stato accolto un ordine del giorno proposto dal Gruppo Consiliare del Patto per l’Autonomia-Civica FVG, i cui contenuti sono stati illustrati oggi dai primi firmatari, i consiglieri regionali Giulia Massolino e Massimo Moretuzzo, nel corso di una conferenza stampa nella sede udinese della Regione.
La mozione sulle Città 30 è stata fatta propria nel Consiglio comunale di Gorizia, a prima firma della consigliera Eleonora Sartori di Noi Mi Noaltris Go!, lista affiliata al Patto per l’Autonomia. Oltre che in Regione, nel capoluogo giuliano è stata depositata una mozione da Adesso Trieste, soggetto municipalista vicino al Patto per l’Autonomia: entrambe le mozioni sono in attesa di discussione. “E anche a Udine la direzione da prendere è quella indicata dalle tante città italiane ed europee che hanno già abbassato il limite di velocità nei loro centri urbani, e, nonostante le polemiche che si sentono in questi giorni, nessuna di queste è mai tornata sui propri passi”, spiegano i rappresentanti del Patto per l’Autonomia-Civica FVG. Alla conferenza stampa sono intervenuti la consigliera regionale Giulia Massolino, l’assessore alla Viabilità del Comune di Udine Ivano Marchiol, la consigliera comunale di Gorizia Eleonora Sartori e i consiglieri comunali di Udine Lorenzo Croattini e Stefania Garlatti-Costa.
“Sosteniamo convintamente il modello Città 30 come uno degli strumenti per un territorio più sicuro, salubre e a misura di persona – dichiara Massolino -. La sicurezza deve essere una priorità per questa Regione, e non ci si può basare su percezioni spesso fuorvianti. I dati parlano chiaro: nel 2021 le vittime della strada sono passate da 47 a 82, con un incremento (+74,5%) decisamente superiore a quello nazionale per lo stesso periodo (+20,0%); fra il 2010 e il 2021 l’indice di mortalità sul territorio regionale è aumentato da 2,6 a 2,8 deceduti ogni 100 incidenti, a fronte di una stabilità della media nazionale (1,9 decessi ogni 100 incidenti), e l’incidenza di persone a piedi decedute è aumentata dal 10,7% a 12,2%. Un costo non solo umano e sociale: il costo dell’incidentalità stradale con lesioni alle persone è stimato in oltre 350 milioni di euro (295 euro pro capite) per il Friuli-Venezia Giulia per il solo 2021. La principale causa è la velocità ed è quindi nella riduzione della velocità che bisogna agire con interventi strutturali che la Regione dovrebbe finanziare. Bisogna andare verso un cambio di paradigma, mettendo le persone al centro: non più una città a 50 km/h con alcune isole a 30 km/h bensì una città a 30 km/h con eventualmente alcune eccezioni per gli assi di scorrimento. Questo permette di ridurre l’inquinamento atmosferico e l’inquinamento acustico, costruendo città anche più inclusive verso le persone con difficoltà motorie. I primi dati divulgati da Bologna sono incoraggianti: in sole due settimane gli incidenti si sono ridotti del 20%, risparmiando 6 persone a piedi. A fronte di una “perdita” di tempo di qualche decina di secondi”.
A Gorizia.
“Dopo mesi di rinvii, sono soddisfatta dell’accoglimento della mozione – commenta Sartori -. Averla condivisa con un esponente della maggioranza è un segnale di quanto la questione sia ritenuta trasversalmente di fondamentale importanza, sia per la sicurezza stradale che per l’ambiente. Il Comune di Gorizia dovrebbe essere capofila di progetti volti a incentivare la mobilità sostenibile casa lavoro, come da Legge regionale 8/2018. Siamo ancora in attesa di vedere cosa prevederà il biciplan, ma questi interventi strutturali per la sicurezza degli utenti deboli consentono di emancipare ragazze e ragazzi nei tragitti casa scuola, con dimostrati benefici sulla loro salute psicofisica e sul rendimento scolastico. I costi umani e sociali degli incidenti stradali sul nostro territorio impattano fortemente sul welfare: ridurre la velocità diminuisce gli incidenti con conseguenze pesanti, sgravando il sistema”.
A Udine.
“Premesso che il Documento Unico di Programmazione del Comune di Udine prevede la progressiva revisione degli strumenti di pianificazione della mobilità e del traffico, dei regolamenti connessi agli accessi nelle aree soggette a limitazioni, del sistema dei parcheggi a pagamento nonché dalla revisione degli spazi urbani, mirata all’introduzione del concetto di città a 30 km/h riteniamo che si debba iniziare celermente a fare delle scelte che possano portare ad un’inversione del modello di mobilità in città a partire dall’introduzione delle zone 30 – afferma Croattini -. Al primo punto va considerato l’impatto sulla sicurezza delle zone 30, su pedoni e ciclisti in primis, ma anche il ruolo che può avere sulla mobilità ancora basata sull’uso del mezzo privato con le conseguenze negative che ha su ambiente e sostenibilità climatica. In regione, e Udine non si differenzia, nonostante un leggero calo della popolazione il numero dei veicoli circolanti è in continuo aumento (nel 2021 1.076.000 veicoli; nel 2022, 1.086.000): una diversa pianificazione e zone più sicure possono avere un effetto positivo anche su un modello di mobilità più sostenibile. Sarà nostra premura presentare un ordine del giorno che ponga le zone 30 all’attenzione del Consiglio comunale”.
“La riduzione del limite di velocità tutela soprattutto i soggetti fragili: i guidatori anziani vittime di incidenti diminuiscono addirittura del 50% – aggiunge Garlatti-Costa -. I dati europei ci dimostrano l’efficacia della misura. Il Patto per l’Autonomia si ispira anche alle azioni portate avanti da altri soggetti politici appartenenti all’European Free Alliance, cui il Patto aderisce, per esempio il Plaid Cymru nel Galles che dal 2023 ha introdotto il limite di 20 miglia/ora in tutti i centri abitati”.