Cambia il requisito di residenza per accedere alle case Ater.
Modificato, obtorto collo, l’articolo 29 della Lr 1/2016 (Riforma organica delle politiche abitative): saranno riportati da 5 a 2 gli anni di residenza, in Friuli Venezia Giulia, richiesti agli assegnatari degli alloggi di edilizia sovvenzionata, ossia le case Ater. La correzione dovrà ora essere approvata dal consiglio regionale.
“Non siamo contenti di questa decisione – ha commentato l’assessore Cristina Amirante in commissione dove è stato discusso il disegno di legge dell’assestamento di bilancio autunnale – perché restiamo convinti del principio del radicamento nel nostro territorio, prima di poter avere il diritto a un alloggio Ater. A chi diche che i 5 anni frenavano l’arrivo, nella nostra regione, di cittadini italiani per motivi lavorativi, rispondo che a oggi non abbiamo un solo caso di persone munite di contratto lavorativo nelle liste per la casa sovvenzionata e nessuna sentenza fa riferimento a quel tipo di casi”.
“Stiamo analizzando il tema delle politiche abitative con i soggetti maggiormente interessati per un nuovo provvedimento – ha fatto sapere la titolare di infrastrutture e territorio -, ma intanto dovevamo dare delle risposte in quanto sono usciti tre bandi Ater sui quali volevamo evitare ogni possibilità di contenzioso. La nostra idea resta che è indispensabile il radicamento sul nostro territorio, prima di poter accedere a un alloggio Ater”.
Due le direzioni su cui la Giunta si muove, “garantire un primo alloggio di emergenza quando
si tratta di cittadini extracomunitari piuttosto che rifugiati politici; locazioni brevi per lavoratori che possano iniziare quel percorso di radicamento necessario per accedere all’edilizia convenzionata, sovvenzionata o altre forme che stiamo predisponendo”.
A difendere, invece, quanto era stato deciso con la Lr 1/2016 sono stati in particolare i consiglieri Enrico Bullian (Patto per l’Autonomia-Civica Fvg), che già ad aprile aveva proposto la riduzione degli anni, in seguito ad una sentenza della Corte Costituzionale, e Diego Moretti (Pd), il quale ha accusato il Centrodestra di essere stato “sordo alle richieste del Centrosinistra per 6 anni e per 6 volte, portando avanti sempre lo stesso mantra: prima gli italiani e poi tutti gli altri”.
Moretti ha ripercorso tutte le tappe della Lr 1/2016 citando anche i ricorsi subiti da altre Regioni, fino a chiedere “chi pagherà per una legge palesemente incostituzionale, che il Governo ‘giallo-verde’ allora non volle impugnare e che oggi già ci costa 29.500 euro come deliberati dalla Giunta Fedriga a giugno scorso per rispondere a chi ha fatto ricorso“.