La proposta per una casa dei risvegli in Fvg.
“Lo dobbiamo alla memoria di chi, come Alessandro Pivetta, non c’è più, e per offrire un servizio a quanti, come lui, purtroppo vivono oggi la situazione di stato vegetativo o di minima coscienza, nonché ai loro familiari e a tutti coloro che se ne prendono cura”. Così la consigliera regionale Mara Piccin (Forza Italia) commenta l’approvazione di un ordine del giorno collegato alla legge finanziaria multisettoriale, che ha impegnato la giunta regionale “a valutare le proposte elaborate dall’associazione Amici di Ale onlus, anche attraverso un confronto con le esperienze già avviate in altre regioni italiane, al fine di intraprendere un percorso per la creazione di una casa dei risvegli sul territorio regionale”.
“Il tema dei percorsi terapeutici per persone con gravi cerebrolesioni acquisite (Gca) e di riabilitazione degli individui in condizioni a bassa responsività protratta è da tempo al centro del dibattito pubblico e politico-istituzionale a livello nazionale e regionale”, osserva Piccin, ricordando che si parla di servizi che riguardano la persona in stato vegetativo o di minima coscienza, in quanto destinataria diretta delle cure mediche e delle attività riabilitative, “ma che al contempo coinvolgono anche le famiglie, le quali rappresentano un importante sostegno alla persona e un collaboratore indispensabile per il personale medico per la buona riuscita dei percorsi”.
La consigliera regionale forzista ricorda l’attività dell’associazione Amici di Ale, nata nel 2009 su impulso dei genitori e dagli amici di Alessandro Pivetta, scomparso il 21 gennaio 2020, il cui monologo di ragazzo in “stato vegetativo” è stato liberamente raccolto dall’amico di famiglia Fabio Cavallaro, nel libro “E adesso parlo io”, di recente pubblicazione. La onlus, avvalendosi dell’esperienza e del supporto tecnico-scientifico della Casa dei risvegli Luca De Nigris di Bologna, è impegnata da tempo nell’organizzazione di iniziative e attività per la creazione a Pordenone di una casa dei risvegli sul modello bolognese.
“Simili progettualità sono necessarie – sottolinea Piccin -. Il progetto di Amici di Ale, sul modello bolognese, sarebbe in grado di offrire un percorso terapeutico e riabilitativo che può essere avviato nel periodo immediatamente successivo al trauma, al fine di raggiungere il risveglio della persona in coma a seguito di cerebrolesioni acquisite. Inoltre, potrebbe fornire spazi per lo svolgimento dei percorsi terapeutico-riabilitativi che diano la possibilità di ricreare l’ambiente domestico, con il fine duplice di offrire un servizio di accoglienza e assistenza di qualità per la persona in coma e di dare ai familiari l’opportunità di comprendere e imparare a gestire la persona in cura, soprattutto in vista del suo trasferimento nell’abitazione d’origine”.