Il vino nel mirino del Canada.
Dopo il via libera in Irlanda ad inserire degli “Health warning” (avviso sulla salute) sulle etichette degli alcolici, ora il vino finisce anche nel mirino del Canada. L’agenzia governativa per la salute pubblica ha infatti emanato le nuove linee guida per il consumo di alcolici che raccomandano ai canadesi di limitarsi a massimo 2 drink a settimana.
“L’Europa delle norme non può far finta di non sapere che la Dieta Mediterranea, dal 2010, è patrimonio culturale immateriale dell’Unesco. Uno stile di vita sano seduto su uno sgabello sostenuto da tre gambe: il grano, l’olio e il vino“, dice Franco Clementin presidente di Cia Fvg – Agricoltori Italiani in riferimento all’etichettatura allarmistica sul vino adottata dall’Irlanda con la condiscendenza dell’Ue.
“Quello che preoccupa ulteriormente è che la questione salute versus consumo di vino si sta globalizzando e, a esempio, ha portato a una nuova decisione restrittiva della Sanità canadese che, nei giorni scorsi, ha emanato nuove linee guida in merito. Il rapporto canadese suggerisce un massimo di 2 drink a settimana (praticamente una bottiglia di birra o un calice di vino) ed etichette obbligatorie di avvertimento per tutte le bevande alcoliche. Superare tale soglia, secondo gli esperti nordamericani, potrebbero aumentare le possibilità di cancro a seno e al colon. Il mercato canadese per il vino italiano – prosegue Clementin – è il 5° per valore di export (362 milioni di euro), in crescita di oltre il 10 per cento ed equivale a oltre il 7 per cento del valore di tutto il vino italiano esportato nel mondo. Ma il vino, per dirla con Enzo Bianchi, è ‘gusto della vita, rallegramento del cuore, preziosa consolazione, gioia condivisa’. Come la musica: a volume troppo alto può danneggiare l’udito, ma con la giusta somministrazione di decibel esalta il sapore e affina il piacere della vita e della convivialità. Perché privarsene? Perché criminalizzarne il consumo moderato e consapevole?”.
Al Governo italiano, da parte di Cia, la richiesta di tornare a sollecitare l’Europa sugli impegni già presi per promuovere uno stile di vita sano e una corretta informazione.