Burqa e niqab vietati nei luoghi pubblici: in Friuli Venezia Giulia via libera alla proposta di legge

Via libera alla proposta di legge nazionale.

Via libera alla norma che modifica la legge Reale sulla sicurezza vita il velo integrale nei luoghi pubblici. L’intento è quello di eliminare quel riferimento al “giustificato motivo” che – parole del primo firmatario, il capogruppo della Lega Antonio Calligaris – “consente di fatto l’uso di burqa e niqab grazie a una sentenza interpretativa del Consiglio di Stato”.

Nessuna sorpresa politica in Aula: il Centrodestra fa valere i suoi numeri mentre Pd, Patto per l’Autonomia-Civica Fvg e M5S confermano la scelta di uscire dall’emiciclo, come già avvenuto in Commissione. A tentare di correggere la norma resta la sola relatrice di minoranza, Serena Pellegrino di Avs, che si vede bocciare i suoi quattro emendamenti. Scontato il suo voto finale negativo, così come quello di Furio Honsell di Open Sinistra Fvg.

Ad animare la discussione generale è stata soprattutto la reazione del Centrodestra a uno dei concetti espressi da Pellegrino nella sua relazione. “Marco la maggior distanza possibile di Fratelli d’Italia da alcune frasi che ho sentito – ha esclamato il capogruppo Claudio Giacomelli -: la polizia che svolge servizio di ordine pubblico viene accostata a ultrà e baby gang… E prendo le distanze anche da chi da una parte dice di voler tutelare l’identità musulmana e i simboli di appartenenza religiosa, dall’altra ogni due giorni insiste sulla laicità dello Stato, pronto a scandalizzarsi per la presenza di un crocifisso o di un presepe”. Parole riprese successivamente dall’assessore Pierpaolo Roberti e dal capogruppo di Fedriga presidente, Mauro Di Bert: “Provo disagio rispetto alle affermazioni di Pellegrino. E ribadisco che libertà e sicurezza sono due facce della stessa medaglia”.

Sulla stessa falsariga l’intervento di Roberto Novelli: “Uno Stato laico non dovrebbe mai dimenticare radici, storia e cultura: anche per il crocifisso appeso in quest’Aula al tempo si fece una battaglia ideologica”. “Sono il primo a dire che bisogna dialogare – ha aggiunto il consigliere di Forza Italia – ma le comunità islamiche devono esprimersi chiaramente contro gli atti terroristici giustificati con la religione, dire ai loro fedeli che non è giusto obbligare le donne a portare il velo e a contrarre matrimoni combinati”. A difendere le ragioni della Maggioranza anche la consigliera leghista Maddalena Spagnolo: “Il fatto che ci siano altre proposte a livello nazionale su questi temi non toglie valore a questa pln, ma anzi rende prezioso il suo apporto per rispondere a situazioni inaccettabili”.

Il governatore Massimiliano Fedriga ha dato un ulteriore avallo alla proposta di legge sottolineando che “questa norma va verso l’integrazione. Perché l’integrazione si ha quando ci sono regole e le regole vengono fatte rispettare, mentre non è integrazione accettare qualsiasi cosa con un finto perbenismo, per sembrare tolleranti e inclusivi”.

Sull’altro fronte il Partito democratico. Che anche oggi in Aula ha voluto ribadire la sua posizione: da una parte il maggior gruppo di Opposizione è “contrario agli oggetti che ostacolano il riconoscimento della persona, tanto è vero che nel 2019 votammo a favore di una specifica mozione di Calligaris su questo aspetto”, dall’altro considera questa proposta di legge “chiaramente strumentale”. Con la convinzione, espressa da Laura Fasiolo, “che a una questione complessa non vadano contrapposte reazioni fondamentaliste, ma risposte facilitatrici e dialoganti”. Tutti motivi che hanno indotto i dem a lasciare l’Aula prima della discussione dell’articolato, per non partecipare alle votazioni.

Una posizione condivisa dal Patto per l’Autonomia-Civica Fvg, che ha affidato a Enrico Bullian il compito di spiegarne i motivi: “Nella nostra società libera e democratica si vive a volto scoperto non per motivi securitari, ma per esprimere pienamente la propria personalità e la propria espressività. Dunque questa battaglia è anche nostra, ma deve esserci un percorso di crescita e di rispetto reciproco. A voi – ha detto il consigliere di Opposizione, rivolgendosi ai banchi del Centrodestra – basta che le donne non siano visibili agli occhi, noi invece vorremmo costruire per loro nuovi diritti“.

Non ha partecipato al voto neppure Rosaria Capozzi (M5S), convinta che “una questione così complicata avesse bisogno di un maggior coinvolgimento. Questa pln non serve, esiste già una legge nazionale che vieta l’uso di mezzi per coprire il volto. E in Francia la legge anti-velo non ha ridotto il fenomeno, ma solo marginalizzato ulteriormente le donne musulmane“.

Honsell è invece rimasto in Aula e ha votato contro la pln: “Si tratta – ha detto a più riprese – di un problema culturale che andrebbe risolto con i mediatori culturali, dando alle ragazze islamiche la possibilità di andare a scuola e confrontarsi con le coetanee. Questa è una norma sbagliata perché manca di rispetto a quelle donne che il Centrodestra dice di voler tutelare“.