Il commento del segretario del Pd Fvg.
“Una colossale figuraccia, se la politica deve dare l’esempio”. È il giudizio del segretario regionale Pd Fvg Cristiano Shaurli sui casi di parlamentari e consiglieri regionali che hanno chiesto all’Inps di accedere al bonus autonomi.
“Sindaci, assessori e consiglieri dei piccoli Comuni – annota il segretario sulla sua pagina – non vivono dell’impegno amministrativo che spesso porta loro qualche centinaio di euro e molte responsabilità, ma continuano a lavorare per mantenere se stessi e le loro famiglie, ed hanno il pieno diritto di chiedere i sussidi per il Covid-19 o la cassa integrazione. Parlamentari, assessori e consiglieri regionali fanno della politica la loro professione, seppur pro tempore. Abbiamo stipendi importanti pagati dalla gente e dovremmo sentirci fortunati oltre che orgogliosi. C’è chi va in aspettativa, chi rinuncia al proprio lavoro perché incompatibile con l’impegno politico, chi ha giustamente opportunità e fortuna di mantenere la propria attività privata”.
“Però, ed è un però grande come una casa – osserva Shaurli – per cinque anni il Parlamento, il Consiglio regionale sono la tua professione. Siamo pagati, e bene, per fare questo in maniera esclusiva e se si vuole totalizzante. Non capire questa differenza, nascondersi dietro “la legge lo permette” o “anche io ho conti da pagare” non fa che alimentare populismo e antipolitica, fa dimenticare l’abolizione dei vitalizi e il taglio degli stipendi in questa Regione, alimenta il discredito anche verso chi nulla c’entra come i consiglieri comunali. Soprattutto – puntualizza – aumenta la distanza fra chi fa politica e i cittadini, aumenta la percezione che noi si viva nel palazzo senza capire difficoltà e sofferenze reali delle persone”.
“E per favore – scrive ancora l’esponente dem – smettiamola anche con la “legge è scritta male”. Chi dovrebbe saperla leggere e interpretare bene se non noi? Chi dovrebbe segnalare e chiedere una modifica prima di prendere i soldi se non noi? Smettiamola anche con le critiche di parte, perché – Shaurli ricorda – erano Salvini e la Meloni che volevano 1000 euro sul conto corrente di tutti senza distinzioni. Smettiamola con il “mi servivano”, perché sbaglierò ma non riesco a credere che 600 euro abbiano salvato l’azienda o il bilancio familiare di un onorevole o di un consigliere regionale”.