In Friuli Venezia Giulia uno studio sulle cause della crescente violenza tra i giovani.
La Regione Friuli Venezia Giulia è impegnata nella lotta contro il crescente fenomeno della violenza tra giovani con uno studio mirato per comprendere meglio le radici di questi episodi di violenza. A Confermarlo il presidente Massimiliano Fedriga, che ha sottolineato come, a suo avviso, un aspetto significativo di queste problematiche sia legato a una mancata integrazione di alcuni giovani di seconda generazione, ovvero ragazzi che, pur essendo nati e cresciuti in Italia, faticano a identificarsi nel modello sociale italiano.
Secondo Fedriga, la questione della cittadinanza italiana – spesso ottenuta già alla nascita o comunque in età giovanile – non è sufficiente a garantire un’integrazione culturale. Questo suggerisce che oltre alla legalità formale legata alla cittadinanza, esista un vuoto di inclusione sociale che può portare a tensioni. Il presidente ha evidenziato come le difficoltà di adattamento a modelli sociali e culturali diversi da quelli familiari possano accentuare fenomeni di alienazione e devianza nei giovani di seconda generazione, alcuni dei quali, come l’accoltellamento avvenuto recentemente a Trieste, sono arrivati a culminare in atti di violenza.
Fedriga ha insistito sulla necessità di un intervento su più livelli. “Non credo sia solo una causa di carattere economico”, ha affermato, facendo riferimento a una pluralità di fattori, che possono includere anche il contesto familiare, il sistema educativo e la comunità di appartenenza. In questo senso, la Regione Friuli Venezia Giulia intende andare oltre le sole misure repressive, che, pur essendo indispensabili per punire chi si rende responsabile di atti criminali, risultano insufficienti per ridurre il problema in modo duraturo. L’obiettivo è dunque quello di individuare soluzioni strutturali, che possano mitigare la comparsa di simili episodi già sul piano preventivo, cercando di capire le cause alla radice della violenza e costruendo percorsi di integrazione più efficaci.
Novelli: “Punizioni esemplari per chi usa coltelli”.
“Chi si mette un coltello in tasca non pensa a difendersi ma compie un gesto grave, irresponsabile e finalizzato a tendere un agguato o, in ogni caso, a compiere un atto deliberatamente violento. Da mesi risse, zuffe e aggressioni sono all’ordine del giorno, stiamo pericolosamente sdoganando anche il ricorso alle lame: abbiamo a che fare con persone che culturalmente sono portate a impugnare il coltello con la stessa disinvoltura con cui maneggiano lo smartphone. Servono controlli molto severi e punizioni esemplari per questo bullismo all’arma bianca che miete vittime a scuola, nelle stazioni e anche nelle vie centrali delle città”.
Così Roberto Novelli, consigliere regionale di Forza Italia, che in una nota invita “tutte le istituzioni a bloccare in tempo un fenomeno che sta facendo proselitismo in modo allarmante, perché ormai le lame spuntano ovunque, anche negli scontri organizzati sui social che poi esplodono sotto i nostri occhi, anche sui mezzi pubblici o negli ospedali, oltre, ovviamente, ai luoghi di aggregazione per giovani. La stretta impressa dal decreto Caivano pare non essere sufficiente, visto che nelle città del Nord si è ormai accesa una luce rossa e costante: tra gli under 18, rispetto al 2022, le lesioni provocate da coltello sono aumentate in modo esponenziale (+48% a Milano tra gli under 18, addirittura +55% a Genova, +44% a Bologna) e anche sul nostro territorio, al netto delle statistiche, il cambio di passo è tanto evidente quanto spaventoso”.
“Faccio notare come a Genova, per esempio, il 71% dei minori arrestati, secondo le cifre fornite dalla polizia, è di origine straniera. Anche nel resto dell’Europa civile – continua il consigliere di Maggioranza – il fenomeno si espande, tanto che in Germania si ipotizzano zone coltello free e in Gran Bretagna stanno pensando di collocare dei kit di primo soccorso per ferite da taglio nelle strade più a rischio. Dal 2011 a oggi, secondo la campagna KnifeSavers, le morti da accoltellamento sono aumentate del 36 per cento”.
Ancora Novelli: “Mi tocca scomodare addirittura Mao Zedong, cui è attribuito lo slogan ‘punirne uno per educarne cento’. Questi facinorosi si danno appuntamento per dare libero sfogo alla loro aggressività e alla loro violenza mediante canali social: servono interventi di monitoraggio e prevenzione e poi azioni molto ferme e risolute, con interventi decisi e robusti delle forze dell’ordine, che devono essere tutelate dalle istituzioni, anche munite di metal detector“.
“Chi alza le mani va punito, chi, addirittura, colpisce con un fendente e procura ferite serie o, peggio, attenta alla vita di un’altra persona deve trovare castighi degni di questo nome. Abbiamo a che fare con gente spregiudicata, non possiamo usare il guantino di velluto. E, per favore, basta con la favoletta della percezione: le coltellate sono vere e fanno male, molto male. Noi abbiamo il dovere di tutelare la stragrande maggioranza di giovani perbene, vere vittime di questa situazione non accettabile”, conclude il consigliere di Forza Italia.