Anche i fiumi della regione sono messi alla prova dalla siccità
In periodo di grave siccità, anche le acque superficiali come i fiumi, stanno subendo questo cambiamento climatico, complici anche le scarse piogge che come indica il bollettino dell’Arpa Fvg, in questo periodo sono state del 40/60% in meno rispetto alla climatologia. Non è però un fenomeno che si può dire inaspettato, in quanto gli eventi meteorologici estremi stanno pian piano diventando la nuova normalità. I primi effetti si sono registrati a seguito di un uso intenso dell’acqua sia nella quotidianità che nell’ambito agricolo di cui vengono privati i corsi d’acqua.
“Uno spreco che Legambiente denuncia da anni, – spiega Elisa Cozzarini giornalista ambientale e socia di Legambiente – ma non è ancora stato trovato un equilibrio nonostante i ripetuti allarmi. Dovremmo prepararci all’adattamento e prendere decisioni radicali”.
Già nella Direttiva europea acque n.60/2000, al preambolo si indicava come tutti i fiumi europei fossero, già nei primi anni del secolo, in grave situazione ecologica. Per questo si era decretato che al 2015 i fiumi sarebbero dovuti rientrare entro la categoria dello stato “buono”, aspetto che con il tempo si è “dimenticato”.
Un aiuto concreto potrebbe arrivare dai fondi del Pnnr che se applicati in quest’ambito rimetterebbero a nuovo le ritri idriche obsolete, puntando ad un maggior risparmio di acqua. Risparmio che deve arrivare anche dai cittadini stessi, con sistemi di recupero delle acque, vista l’immediata presa di posizione di Massimiliano Fedriga sullo stato di emergenza in regione.
“Se si pensa che per lo scarico del wc si sprecano litri e litri di acqua pulita – continua Cozzarini – la situazione mette i brividi. Ecco perché tutti dovremmo imparare a riutilizzare l’acqua, nei limiti del possibile, per altri usi”.
La situazione dei fiumi in Fvg
La quantità è qualità. I bacini fluviali in regione in questo momento soffrono ed è di pochi giorni fa la notizia che il Consorzio di Bonifica Cellina Meduna ha ridotto da due a una sola ora per ettaro al giorno l’irrigazione nei campi bagnati con l’acqua del torrente omonimo. La situazione invece è stata anticipata dal Consorzio cividalese in cui razionamento idrico avviene già da due settimane. Una situazione che evidenzia un’enorme criticità, in un mese dove le temperature si sono alzate di ben 2 gradi rispetto alla media climatica dell’ultimo trentennio.
Il fiume Isonzo vedeva già nel marzo di quest’anno una grave carenza idrica che aveva portato i pescatori del luogo a segnalare una moria di pesci sul letto del fiume. Oggi, la situazione è peggiorata: vi è pochissima acqua e la Protezione civile è già intervenuta più volte per salvare la fauna ittica locale.
Stesso discorso per il torrente Meduna, la cui portata è scesa da una media stagionale di 7 a 4 metri cubi al secondo; mentre l’invaso del lago di Ravedis è passato da 37 a 12 milioni di metri cubi d’acqua.
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La salute
Per quanto riguarda la salute dei nostri cosi d’acqua, quella che è emerge è una situazione preoccupante che come rilevato anche da Arpa, lo stato ecologico dei fiumi nell’ultimo sessennio analizzato vede nella maggioranza un livello definito sufficiente o inferiore. Il fiume Noncello nella zona pordenonese, ad esempio, nasce in pianura ma alla foce ha le stesse qualità – come la limpidezza – di un torrente di montagna. Questo potrebbe indicare uno stato buono delle acque, ma scorrendo a poca distanza s’incontra con scarichi che ne compromettono la qualità.
“Il cambiamento qualitativo del fiume è situazione che è visibile in quasi tutti i corsi d’acqua regionali. L’unica soluzione sarebbe quella di creare una vegetazione nel fondale che possa trattenere gli inquinanti, – sottolinea la giornalista – un po’ come è stato fatto nella laguna di Venezia. Ma in regione siamo ancora indietro riguardo i progetti di riqualificazione”.
Il modello Tagliamento
Un’eccezione sembra essere rappresentata dal fiume Tagliamento che in alcuni tratti ha mantenuto il suo stato naturaliforme, tanto da essere preso a modello in Europa. Un’eccezione però “data dalle caratteristiche del luogo” come spiega l’esperta. Anche questo fiume però sta soffrendo a causa della siccità del periodo, tant’è che il bacino è quasi totalmente in secca: già a marzo – quando la situazione era diventata critica – alla presa di Ospedaletto (Gemona) la portata era rilevata attorno ai 7 metri cubi al secondo, rispetto all’usuale valore che è di oltre 18 metri cubi al secondo.