Numeri allarmanti in Fvg anche per i pediatri di libera scelta.
Nell’arco dei prossimi dieci anni in Friuli Venezia Giulia saranno 471 i medici di medicina generale che raggiungeranno l’età pensionabile, di cui 154 nel territorio di Asugi, 200 in quello di Asufc e 117 in Asfo. Per quanto riguarda invece i pediatri, saranno 48 coloro che andranno in pensione nei prossimi dieci anni di cui 15 in Asugi, 19 in Asufc e 14 in Asfo.
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Numeri che iniziano ad allarmare per la carenza di medici di medicina generale e di pediatri di libera scelta fondamentali per l’erogazione dell’assistenza medica primaria. Attualmente i medici di medicina generale ad oggi operativi in regione sono 1076, di cui 786 in assistenza primaria, 276 in continuità assistenziale e 17 per emergenza sanitaria territoriale. Inoltre la distribuzione territoriale delle 1076 unità vede 307 medici prestare servizio in Asugi, 486 in Asufc e 283 in Asfo. Per quanto riguarda invece i pediatri, dei 119 in servizio, 35 operano in ambito di Asugi, 49 in Asufc e 35 in Asfo.
“È importante ascoltare i sindacati della medicina generale – ha commentato il vicegovernatore con delega alla Salute, Riccardo Riccardi – per condividere quali sono le revisioni possibili per alcune problematiche derivanti dagli accordi collettivi nazionali e dove intervenire a livello regionale. Ad esempio – continua – le tempistiche dei bandi per le assegnazioni degli incarichi a favore dei medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, ma anche le incentivazioni attraverso borse di studio a favore degli studenti che frequentano il centro di formazione medica regionale e le agevolazione per lo svolgimento dell’attività in zone disagiate del territorio regionale”.
Riccardi pone l’accento sul fatto che la carenza di medici è dettata innanzitutto da una forte evoluzione del sistema e dall’architettura giuridica del rapporto di lavoro sulla quale è lo Stato ad avere competenza diretta. “La nostra società – ha detto l’assessore -, grazie alle ricerche scientifiche da un lato è composta da persone sempre più anziane, ha un numero sempre maggiore di cronicità, conta su un numero sempre minore di posti letto e una maggiore domiciliarità. Dall’altro vede crescere sempre più il numero di medici specialisti e ridursi quello di medici di medicina generale. Gli strumenti che la Regione ha a disposizione per intervenire in questo ambito sono limitati in quanto i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta non sono dipendenti del Servizio sanitario regionale ma liberi professionisti incaricati di un pubblico servizio. La giurisprudenza ha inquadrato il rapporto di lavoro tra il medico convenzionato e il servizio sanitario nazionale come lavoro para-subordinato, giuridicamente caratterizzato da una collaborazione coordinata e continuativa”.
Il vicegovernatore è necessario quindi intervenire in favore di coloro che decidono di svolgere la professione nelle aree marginali della regione. “Dobbiamo mettere in campo – ha concluso Riccardi – strumenti che siano in grado di attrarre i medici nelle zone in cui è oggettivamente più complicato svolgere questo tipo di attività, creando le condizioni per agevolare i professionisti rispetto ai colleghi che invece operano in zone molto più centrali. La ricerca degli strumenti più adatti e della flessibilità per venire incontro a queste esigenze è però spesso condizionata dalle regole dell’accordo collettivo nazionale, che è un vincolo molto forte da poter scardinare”.