I dati della Fondazione Gimbe sulla carenza dei medici di base in Friuli.
Sono dati allarmanti quelli che arrivano dall’analisi della Fondazione Gimbe, che sulla base dei numeri dell’Agenas, ha fotografato la situazione in merito ai medici di base (Medici di Medicina Generale) in Italia e in Friuli Venezia Giulia.
Anche se la nostra regione non si piazza agli ultimi posti nel Paese, il quadro che ne esce mostra una forte carenza di queste figure, che rappresentano il punto di riferimento sanitario più “vicino” per tanti cittadini.
Partendo dal numero degli assistiti, quasi la metà dei medici di famiglia in Friuli superano il massimale di 1.500 persone (ma in Fvg c’è una deroga che alza il numero di pazienti che si possono seguire): nello specifico si tratta del 41,9% del totale (la media nazionale è del 42,1%). Un fattore che, secondo il presidente della Fondazione, Nino Cartabellotta, comporta “un’ovvia riduzione della qualità dell’assistenza, accendendo “spie rosse” in relazione a tre criticità: la reale disponibilità di MMG in relazione alla densità abitativa, la capillare distribuzione territoriale e la possibilità per i cittadini di esercitare il diritto della libera scelta“. Il numero medio di assistiti per MMG al 1° gennaio 2022 nell’intera regione è pari a 1.428 (media nazionale 1.307)
Tra il 2019 e il 2021, i medici di base in regione si sono ridotti del 5,3% (media nazionale 5,4%); sempre in riferimento allo stesso anno, il 75,1% dei professionisti aveva oltre 27 anni di laurea (media italiana 75,3%): il problema, quindi, è che si avvicineranno alla pensione nei prossimi anni. Un grosso problema per la sanità: secondo la stima Gimbe (che prevede un rapporto di 1 MMG ogni 1.250 assistiti, ossia il valore medio tra il massimale di 1.500 e l’attuale rapporto ottimale di 1.000, al 1° gennaio 2022 in regione mancano 105 medici di base cui si aggiungeranno altre 65 unità nel 2025 (al saldo tra pensionamenti e borse di studio per il Corso di Formazione in Medicina Generale). Facendo i calcoli, quindi, per il Friuli significa che, tra due anni, oltre 90mila persone si ritroveranno senza il loro medico di famiglia.
“La progressiva carenza di MMG – conclude Cartabellotta – consegue sia ad errori di programmazione per garantire il ricambio generazionale, in particolare la mancata sincronia per bilanciare pensionamenti attesi e finanziamento delle borse di studio, sia a politiche sindacali non sempre lineari. E’ necessario mettere in atto una strategia multifattoriale: adeguata programmazione del fabbisogno, tempestiva pubblicazione da parte delle Regioni dei bandi per le borse di studio, attuazione di modelli organizzativi che valorizzino il lavoro in team, piena implementazione della riforma dell’assistenza territoriale prevista dal PNRR, allineamento degli accordi sindacali ai reali bisogni della popolazione“.
“Perché guardando ai numeri, accanto alla carenza già esistente, le previsioni dimostrano che i medici di famiglia saranno sempre meno nei prossimi anni. Una “desertificazione” che lascerà scoperte milioni di persone con conseguenze sempre più rilevanti per l’organizzazione dell’assistenza sanitaria territoriale e soprattutto per la salute della popolazione, in particolare gli anziani e i fragili”.