Sempre più aggressioni a medici e infermieri: in Friuli, 588 casi nel 2023

Le aggressioni a medici e infermieri in Friuli.

E’ emergenza in Friuli Venezia Giulia per l‘aumento delle aggressioni nei confronti di medici e infermieri: nel 2023 sono state quasi 600, più di una al giorno. A dare le cifre è Orietta Olivo, segretaria generale della Funzione pubblica Cgil: “I casi di violenza fisica o verbale denunciati in regione nel 2023 – ha segnalato – sono stati 588, con un aumento superiore al 20% rispetto ai 481 casi del 2022 e addirittura un raddoppio in ambito Asugi”.

Secondo la sindacalista, l’incremento degli episodi deriva anche dalle criticità del sistema sanitario regionale: “Non crediamo – ha continuato Olivo -, che si tratti di un’escalation casuale: la crescita delle liste di attesa, la carenza di medici di base e di servizi territoriali, le stesse carenze di personale contribuiscono evidentemente ad aumentare la tensione fra gli utenti e i livelli di stress tra il personale“.

“È un fenomeno che non va sottovalutato: le positive campagne di sensibilizzazione contro la violenza attuate anche a livello regionale devono necessariamente essere sostenute, per essere efficaci, anche da azioni concrete e mirate tese a risolvere le criticità e i nodi che stanno oggettivamente riducendo, anno dopo anno, la qualità e la capacità di risposta della nostra sanità pubblica”.

“Il calo del personale medico e infermieristico, su cui incidono anche i casi di violenza, è il segno tangibile di una cronica carenza di programmazione, a livello nazionale e regionale, e della mancanza di una reale volontà di investire sul rafforzamento degli organici – ha commentato Olivo alla luce dei numeri resi noti dall’Arcs -. Se è vero che la riduzione riguarda esclusivamente i contratti atipici, tra il personale dipendente non si registra alcuna inversione di tendenza e prosegue, in particolare, l’esodo di medici e infermieri, che non è legato soltanto ai pensionamenti, ma anche alle dimissioni”.

“La pesantezza dei turni, il ricorso strutturale allo straordinario e ai richiami in servizio, il progressivo aumento dell’età media del personale, il basso livello delle retribuzioni – ha concluso -, sono fattori che denunciamo da anni, senza che l’assessore si decida ad aprire un confronto vero con i sindacati per cercare soluzioni concrete e condivise. Le dinamiche demografiche e al ridotto apporto dei corsi universitari sono un alibi soltanto parziale”.