L’acciaio torna in Friuli, ma non mancano i problemi.
Dopo lo stop obbligato dalla guerra in Ucraina, l’acciaio ricomincia ad arrivare in Friuli Venezia Giulia. Il problema è che costa il doppio. Non solo. Le infrastrutture della regione adibite a riceverlo sono impreparate per affrontare le complicazioni logistiche che comporta.
L’acciaio che prima giungeva in Italia dall’est Europa, arriva ora da Brasile, Cina, Indonesia e India. La destinazione delle navi è sempre la stessa, il porto di Monfalcone. Da qui, l’acciaio prosegue fino a Porto Nogaro, dove c’è il laminatoio più attivo della regione. I problemi però nascono dalla dimensione delle navi. Se prima infatti trasportavano 20mila tonnellate di carico, ora quelle che arrivano da lontano hanno carichi anche da 40mila tonnellate.
Le navi sono troppo grandi ed il dragaggio del canale per Porto Nogaro bloccato da un’operazione che ha sequestrato l’area fino all’estate o al più tardi all’autunno. Fino ad allora, le operazioni di trasporto saranno complesse ed estremamente dispendiose.
C’è poi l’ovvia problematica del prezzo. Le forniture sono indispensabili per assicurare alle aziende di non dover interrompere la produzione, tuttavia con il costo raddoppiato ci sarà un’importante ricaduta sui ricavi.
Tutti questi problemi, dal costo alla logistica, sono problemi che riguarderanno il Friuli per un po’. Anche se la guerra, come tutti si augurano, dovesse finire presto, le forniture dall’Ucraina sarebbero certamente bloccate per molto tempo. Diventa quindi indispensabile riuscire a trovare delle soluzioni alle questioni che l’importazione da paesi diversi comporta.