La richiesta di abolire il numero chiuso per Medicina in Fvg.
“La necessità conclamata di rafforzare la sanità pubblica, in primis attraverso un piano straordinario di assunzioni di medici e personale sanitario, rappresenta uno degli assi portanti del Recovery Plan europeo e del Pnrr nazionale. Risulta evidente, di fronte a questa priorità messa a nudo dalla pandemia, la necessità inderogabile di rivedere i criteri che attualmente disciplinano l’accesso programmato alle lauree in medicina e per la formazione del personale sanitario”.
È quanto sostiene la Cgil del Friuli Venezia Giulia, con la segretaria confederale Rossana Giacaz e con Orietta Olivo, segretaria generale della Funzione pubblica Cgil regionale, che condividono le ragioni della recente mobilitazione di protesta degli studenti, scesi in piazza contro il numero chiuso.
Abolire il numero chiuso.
“Numero chiuso che va abolito – sostengono Giacaz e Olivo – o quanto meno sensibilmente rivisto, puntando a un maggiore legame tra il fabbisogno di personale individuato dalle aziende sanitarie e dalle Regioni e gli accessi ai corsi e uscendo, inoltre, dalla logica che lega il fabbisogno formativo al concetto di dotazione organica consolidata per puntare invece alla rilevazione dei bisogni di salute e allo studio degli esiti. È sconcertante infatti che gli attuali tetti di ammissione escludano in partenza, nella nostra regione, quasi i due terzi degli aspiranti medici e poco meno del 60% degli iscritti potenziali ai diplomi di laurea”.
Se la competenza legislativa in materia è nazionale, la Cgil esorta la Regione, in particolare l’assessore alla Salute Riccardo Riccardi e il governatore Massimiliano Fedriga, “anche in virtù del suo ruolo di presidente della Conferenza Stato-Regioni”, a farsi interpreti nei confronti di Governo e Parlamento dell’esigenza di “rivedere la legge 264 individuando, assieme alle università e alle Regioni, gli investimenti e le modifiche organizzative necessarie per favorire un maggiore accesso alle professioni mediche e sanitarie”.