Il caso sulle regole imposte al Piper Club di Fontanafredda.
La senatrice Tatjana Rojc annuncia un atto di sindacato ispettivo rivolto al ministro della Giustizia Carlo Nordio, al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e alla ministra della Famiglia, natalità e pari opportunità Eugenia Roccella, in merito alle regole, che escludono persone di colore e in genere “non nativi”, imposte dal Piper Club di Fontanafredda per accedere al tesseramento e quindi alla fruizione dei servizi di questa “Associazione Culturale Ricreativa” che a tutti gli effetti è un locale che offre intrattenimento musicale, somministrazione di bevande e eventi di socializzazione.
“La discriminazione razziale non può essere accettata e tantomeno praticata in nessun locale, dietro lo schermo di regolamenti o adducendo attività di ricreazione private, l’esclusione di ospiti di colore o non rispondenti a requisiti di origine etnica non può entrare in alcuno statuto né prassi in qualsiasi tipo di selezione – commenta Tatjana Rojc – . Alla prima seduta utile del Senato depositerò un’interrogazione al ministro della Giustizia e al ministro dell’Interno affinché sia fatta chiarezza sul comportamento posto in atto dal club Piper, come riferito dalla stampa, e sulle ragioni ribadite a spiegazione via telefono da un rappresentante della Associazione Culturale Ricreativa Piper Club di Fontanafredda (Pordenone)”.
“Ai ministri chiederò se siano al corrente di quanto avviene in questo club – spiega la senatrice – e se intendano provvedere a verificare, attivando le strutture competenti dei Ministeri, se ricorrano le condizioni di applicazione della legge Mancino, se il caso ricada nell’ambito della ‘discriminazione razziale o etnica’ quale rappresentata dall’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali presso il Dipartimento per le Pari opportunità della Presidenza del Consiglio, se sia stato allertato al Ministero dell’Interno il Servizio di prevenzione e contrasto delle discriminazioni che pregiudicano la parità di trattamento tra le persone”.
“Bisogna stabilire subito che non possono esistere aree di tolleranza razzista – precisa Rojc – in nome di assurdi principi di ‘privatezza’, sono anzi queste zone grige a essere le più pericolose perché sfuggono ai normali controlli. Se mai ci fossero ancora dubbi, basta rileggersi la nostra Costituzione e l’art. 21 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, che vieta qualsiasi forma di discriminazione”.