Si parla di integrazione europea a Pordenone
“Europa 2020: un anno cruciale per ritrovare nuova coesione”. questo è il filo rosso al centro della serie di Incontri di Cultura storico-politica promossi dall’IRSE, Istituto Regionale di Studi Europei con sede a Pordenone.
La tappa conclusiva di questa riflessione sarà l’incontro in programma giovedì 26 novembre, dalle 15.30 in live streaming al link: bit.ly/IRSE_EU_QualeNuovaCoesione , il quale sarà poi pubblicato sul canale YouTube: Cultura Pordenone. La partecipazione agli incontri è gratuita e aperta a tutti: registrazioni sul sito www.centroculturapordenone.it/IRSE (irse@centroculturapordenone.it / tel. 0434 365326). Facebook/Twitter/Instagram: IRSE-ScopriEuropa
In quest’ultimi incontro l’analisi della situazione sarà affidata allo storico Tommaso Piffer, docente di storia dell’Europa contemporanea all’ Università di Udine, autore di saggi di riferimento come ”Totalitarian Societies and democratic transition” (2017). Il quale, in dialogo con il docente e saggista Roberto Reale, approfondirà il tema “Dai totalitarismi all’integrazione europea”.
Sarà l’occasione per uno sguardo retrospettivo e per ripercorrere il momento della nascita di un’Europa unita, dopo le devastazioni delle guerre mondiali e le tensioni della guerra fredda. Da allora molto è cambiato, e la domanda che molti osservatori e analisti si pongono è se la sfida globale posta dalla micidiale epidemia di un minuscolo virus, un allarme sul piano sanitario così come quello economico, potrà generare una rinnovata e autentica coesione europea. Le prove dure e dolorose possono fare miracoli e il virus pandemico ha travolto, con le nostre vite, anche i consueti tempi lunghi della diplomazia europea, le granitiche certezze sui pareggi di bilancio e sulla sacralità delle politiche di austerità. Il Covid19 ha posto la UE di fronte a un bivio, al dovere di una scelta che potrebbe ridare slancio e motivazione all’adesione al progetto europeo, malgrado i veti incrociati di questi giorni sul recovery Fund.
«D’altra parte, spiega Roberto Reale, non solo la pandemia era stata prevista dai virologi più avvertiti, ma anche i rischi per il sistema mediatico, e dunque per la convivenza civile sul pianeta, erano stati preconizzati. Allarmi di cui non si è tenuto conto per la nostra incapacità di programmare l’avvenire, immersi come siamo nella dittatura del presente. Come diceva nell’800 il grande patologo tedesco Rudoph Virchow, le epidemie sono prevalentemente un problema sociale, molto dipende dalle condizioni di vita di chi si ammala e dalle risposte delle autorità in materia di prevenzione e di controllo della salute pubblica. Considerazioni che non perdono, oggi, la loro attualità».