Le possibili evoluzioni per tassi, mutui e inflazione in Friuli
Nonostante gli auspici positivi di un anno fa, il 2022 si è rivelato più arduo del previsto: guerra, inflazione e caro energia hanno fatto sentire i loro effetti e le conseguenze, ovviamente, dureranno almeno per parte del 2023. Sgomberiamo subito il campo: in un contesto simile, e del tutto inaspettato, è difficile fare previsioni specifiche su cosa ci prospettano i prossimi 12 mesi, ma qualcosa si può azzardare.
Innanzitutto, come si è chiuso questo 2022? Secondo diverse banche del Friuli, in autunno si è registrata una certa contrazione, ma la situazione non è così grave da aver portato a sofferenze: “Gli impieghi hanno avuto una certa vivacità, almeno fino agli ultimi dati in nostro possesso relativi a novembre – spiega Luca Occhialini, presidente di Banca Ter -. Ad oggi non abbiamo una differenza nei 12 mesi tale da poter dire che c’è una frenata sulle richieste di mutuo. E anche per quanto riguarda le imprese sul credito agevolato (Frie e Legge 80 per l’agricoltura), c’è una continuità vivace. Ma per capire quanto la situazione generale stia influendo su imprese e famiglie, si dovrà aspettare ancora un pochino: si tratta di onde lunghe”. “Il 2022 è stato un anno positivo e di crescita – fanno sapere da CrediFriuli -, sostenuta sino alla fine dell’estate e più contratta nell’autunno. Sono andate molto bene le imprese del manifatturiero, dell’edilizia e del turismo, più in difficoltà le aziende con export nell’est Europa e quelle energivore”.
Detto questo, però, nel 2023 ci si attende qualche effetto più forte: “Ci si aspetta una sofferenza del contribuente – spiega Occhialini -: il problema essenziale è l’inflazione, perché rallenta in maniera importante l’economia. Il conseguente rialzo dei tassi è una misura per contenerla. Se non ci sono Se non ci sono ulteriori novità a livello geopolitico, però, inflazione potrebbe dalla seconda metà del prossimo anno dare segnali chiari di rientro”. “Ci aspettiamo che nel 2023 possano esserci difficoltà – è il punto di vista del presidente di PrimaCassa Fvg Giuseppe Graffi Brunoro -, ma per ora non stiamo vedendo situazioni incancrenite di gente che si arrende. In questo, sono moderatamente fiducioso: abbiamo sempre cercato di educarli a un indebitamento responsabile, per cui la percentuale di peso della rata sia adeguata e non metta troppo in difficoltà il cliente”.
“Altra cosa – continua Graffi Brunoro -, sono invece i nuovi mutui: chiaro che in questo momento chi aveva in programma di comprare casa o ristrutturarla è alla finestra, prende tempo per capire se la normativa sul Superbonus si stabilizza e, allo stesso tempo, è ovvio che oggi prendere soldi a prestito costa di più, se a tasso fisso costa caro. Anche nel 2023 i tassi tenderanno a salire ancora un po‘, poi vedremo: forse l’inflazione ha raggiunto il suo picco. Tutto sommato comunque, io ricordo di quando si pagavano tassi a doppia cifra e siamo ancora molto lontani e soprattutto i tassi del 4-5 per cento sono negativi rispetto all’inflazione del 9. Per quanto riguarda il variabile, è chiaro che a fine mese si ritrova a pagare rata che non preventivate, ma va detto che chi ha scelto questa opzione in passato ha pagato tassi molto bassi: è una scommessa. È difficile dire chi ha visto giusto, le cose si sanno solo alla fine del mutuo di 10 o 20 anni. Dire “ho sbagliato a scegliere il variabile” è prematuro: con la fretta con cui sono cresciuti, magari in un anno o due calano. Non bisogna spaventarsi nel breve termine”. Per quanto riguarda le aziende, PrimaCassa ha notato una polarizzazione: imprese che vanno molto bene e hanno portafogli ordini importanti e altre che stentano e sono un po’ in difficoltà, fermo restando il problema dei costi dell’energia. “Se durano nel 2023 – continua il presidente -, è un disastro. Tendenzialmente, comunque, le imprese friulane sono fatte da imprenditori seri che negli anni hanno imparato a capitalizzare correttamente e a cercare di anticipare rischi e diversificare fonti finanziamento. Il 2023 sarà difficile, ma resto fiducioso“.
Il 2023 sarà in contrazione anche secondo Credifriuli: “La crescita dei tassi e l’inflazione comportano una riduzione della capacità di spesa. Per le imprese si sentirà la crisi anche se non in tutti i settori; continuerà la trazione dell’edilizia stante magazzini e commesse ancora elevati. Bisogna mantenere la calma e non abboccare ai prezzi fissi energetici e ai tassi fissi. Nel breve, è vero, prezzi e tassi cresceranno, ma nella seconda parte del 2023 e nel 2024 dovremmo assistere ad una contrazione. Oramai conviene sfruttare le opportunita’ di calo che si presenteranno. Non a caso stiamo facendo tanti mutui ad euribor 3 mesi + 0,50 per cento, nostro pricing di punta molto gradito alla clientela”.
Insomma, il consiglio è di mantenere i nervi saldi guardando l’andamento in una prospettiva temporale più ampia.