Sempre meno lavoratori nel comparto pubblico, i sindacati: “Rischio paralisi”

Il monito dei sindacati sul lavoro del comparto pubblico.

Tremila lavoratori in meno soltanto nei comparti su cui è possibile un confronto in base ai consuntivi della Ragioneria generale di Stato, cioè Regione ed enti locali, con una perdita di 2.000 dipendenti, sanità, oltre 300 in meno, e università, dove il calo è vicino a 600 unità, praticamente un quinto rispetto agli organici di dieci anni fa.

E il conto sarebbe sicuramente più pesante se il confronto potesse essere fatto sull’intero spettro del lavoro pubblico, che domani scende in piazza a Roma su iniziativa dei sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil, compatti nel denunciare la vera e propria emergenza occupazionale che ha investito tutte le pubbliche amministrazioni nell’ultimo decennio.

A livello nazionale, in termini percentuali, sono stati cancellati oltre 250mila posti, il 7,5% del totale, una percentuale analoga a quella che si riscontra nei settori monitorati in Fvg, dove diventa addirittura in doppia cifra nel comparto unico , come detto, nell’università. Pesante anche il calo di oltre 337 posti nella sanità, segno che la timida ripresa delle assunzioni non ha compensato gli effetti del mancato turnover, a fronte di una crescente domanda di cure e assistenza, anche per effetto dell’invecchiamento, come denunciano i segretari regionali Orietta Olivo (Fp Cgil), Massimo Bevilacqua (Cisl Fp) e Luciano Bressan (Fpl-Uil), che domani guideranno nella capitale una delegazione di circa 500 manifestanti.

Allarme poi per gli effetti dell’accelerazione dei pensionamenti in una pubblica amministrazione dove l’età media, a livello nazionale, è salita a 51 anni, quasi 4 in più rispetto al 2001, e dove quota 100 sta determinando un forte esodo, aggravando le carenze di personale un po’ in tutti i settori. Ma sotto accusa c’è anche, e soprattutto l’andamento degli stipendi, visto che la retribuzione media complessiva, a dispetto dei recenti rinnovi e di un’anzianità media sensibilmente più alta, è infatti addirittura calata, scendendo dai 34.700 euro lordi del 2010 ai 34.500 del 2017.