Crescono le assunzioni in Fvg nei primi 7 mesi del 2021.
Nei primi sette mesi del 2021 le assunzioni di lavoro hanno registrato un +27,2% rispetto al 2020 e le cessazioni il +17,1%. Nello specifico le prime sono state 130.267, mentre nel secondo caso 108.667, chiudendo quindi con un saldo positivo di 21.600 unità. Quasi 12.000 posizioni di lavoro in più rispetto all’anno scorso. A dirlo l’Osservatorio Regionale sul mercato e le politiche del lavoro, nel quale viene analizzato l’andamento dell’occupazione nella nostra regione.
In generale si è riscontrato che rispetto al 2020 c’è stato un incremento netto per le assunzioni ed anche rispetto al periodo pre-pandemia si può parlare di recupero del lavoro dipendente, in linea con la crescita del PIL registrato per il 2021 e il 2022. Fattore che ha contribuito all’andamento positivo è stato il blocco dei licenziamenti, sopratutto per il mondo dell’industria e del settore terziario avanzato. Dall’Osservatorio si evince che la domanda di lavoro stagionale continua ad essere alta e la produzione industriale e l’export portano buoni risultati.
Le assunzioni.
Decisivo è stato il numero delle assunzioni di lavoro a tempo determinato, con un +23,1% rispetto al 2020. Aumento anche per i dati relativi alla somministrazione del lavoro, +31,7%, per l’apprendistato, +21,2%. Bilancio positivo per il lavoro intermittente, con il +16,6%, e quello parasubordinato, con il +24,1%. Grande crescita per la modalità del tirocinio formativo e di orientamento che registra un +39,7%. Lo studio ha evidenziato che le assunzioni a tempo determinato hanno un +2,7%, che fino al 2019 e anche nel 2020 tendeva ad aumentare. Nella nota dell’analisi si legge che la crescita deve essere considerata un segnale di ripresa e modifica della domanda di lavoro. Considerando il periodo da gennaio a luglio 2021 si può dire che c’è stata una ripresa importante, soprattutto da aprile. In totale le assunzioni sono 130.267, oltre il 27% in più rispetto al 2020.
Parlando di territorio, il recupero maggiore delle posizioni di lavoro riguarda quei territori dove le diverse attività economiche hanno più subito gli effetti della pandemia e delle relative restrizioni. Nello specifico troviamo Trieste al primo posto, a seguire Monfalcone, Cervignano e quasi parimerito Latisana.
I settori.
Una parte dell’analisi studia anche quelli che sono i mercati economici di riferimento. Risalta il settore delle costruzioni, con il +27,4%, e quello della manifattura, con il +26,8%. Sempre valori positivi anche per gli altri macro-comparti: +19,7% per il terziario, +18,1% per alberghi e ristoranti, +3,2% per il settore agricolo. Guardando lo storico mensile si nota come a luglio ci sia stato un record di assunzioni, in modo particolare nel settore turistico. Sempre nello stesso mese, rispetto al 2020, c’è un incremento notevole per il comparto dell’istruzione,+44,1%, dove le assunzioni temporanee sono il +17,1%.
La maggior parte delle richieste di lavoro è per personale tecnico e specializzato, quindi operai specializzati tecnici e conduttori. Dato che si riflette anche nelle docenze, in quanto sono state molte le assunzioni, +37,3% rispetto al 2020, per professori nell’ambito STEM, ingegneria, informatica, matematica e statistica.
Cessazioni di lavoro.
Nei mesi di giugno e luglio 2021 i numeri delle cessazioni, che includono i licenziamenti e le scadenze dei contratti a termine, hanno superato i livelli dell’anno scorso. Lo studio ha rilevato però che per la maggior parte è relativa a scadenze di contratto: nei primi sei mesi dell’anno sono state oltre 55.000 su un totale di 84.4000. Se rispetto al 2020 si parla del +1,4%, per il 2019 si può dire che c’è stato un -12,1%.
Un altro dato riportato nel documento è che la maggior parte dei licenziamenti avviene come mancato superamento del periodo di prova. Nel primo semestre del 2021 si parla di circa 2.300 unità. Il cessamento per giustificato motivo oggettivo è molto basso rispetto all’anno scorso, mentre il licenziamento per giusta causa è aumentato con +40,8%: circa 200 unità per il 2021, 238 più rispetto al 2020.
Alla luce di quanto emerso, l’Osservatorio pone tre considerazioni principali. La prima segnala la necessità di cautela nell’andamento macro-economico, perché si può cadere nel rischio di un aumento dell’inflazione sia per la produzione e sia per i consumi, con relativo aumento dei costi delle materie prime, dell’energia e dei prezzi al consumo. La seconda osservazione è relativa alla comparsa di un paradosso, già presente in passato: nonostante la disoccupazione, le imprese parlano di scarsa manodopera e fanno difficoltà a reperirla. Infine, la terza è la necessità di continuare ad incentivare i lavoratori svantaggiati e puntare alle specificità settoriali e territoriali.