Primo report sulla sostenibilità delle imprese grazie al questionario della Cciaa di Pordenone e Udine
L’interesse a migliorare la propria impresa in termini di sostenibilità è forte da parte delle imprese friulane e i miglioramenti (in termini di risparmi, ma anche di efficienza e reputazione aziendale) si sentono, anche se tra le sfide più difficili da affrontare ci sono i costi delle pratiche e delle tecnologie, spesso ancora troppo elevati.
È il quadro che emerge dall’indagine diretta, la prima, che la Camera di Commercio Pordenone-Udine ha promosso tra il 15 e il 25 luglio con metodologia Cawi (Computer assisted web interview). Dal questionario è derivato un primissimo studio, che aiuterà la Cciaa a capire come orientare al meglio le proprie iniziative in tema di sostenibilità e tecnologie per le imprese del territorio, ma permetterà anche di acquisire un quadro analitico delle abitudini delle Pmi in termini di sostenibilità, quadro che potrà dare informazioni confrontabili ripetendolo periodicamente.
Un primo quadro sulle abitudini delle Pmi friulane
“L’abbiamo voluto – ha spiegato il presidente Cciaa Giovanni Da Pozzo – in quanto su questo tema non ci sono dati statistici consolidati a disposizione, se non, appunto, quelli che arrivano da rilevazioni dirette come questa, che diventerà la base per le nostre prossime ricerche”.
Le 133 imprese che hanno risposto sono per il 26,3% dei servizi, 24,1% dell’industria, 18% del commercio, 12,8% dell’agricoltura, 2,3% di turismo, alloggio, ristorazione e 16,5% altri settori. I rispondenti appartengono per il 50,4% alla fascia d’età 51-65 anni, per il 30,1% a quella 36-50, mentre il 10,5% sono under 35 e il 9% sono over 65.
Essere sostenibili migliora la reputazione e riduce i costi
Entrando nel dettaglio delle risposte, emerge come a seguito dell’adozione di pratiche sostenibili il 58,6% delle aziende ha riscontrato un miglioramento della reputazione aziendale, il 52,6% una riduzione dei costi operativi, il 15,8% un aumento di soddisfazione dei dipendenti, il 6,8% un aumento delle vendite, così come una maggior attrazione di investitori.
Il 66,9% dei rispondenti dichiara di aver intenzione di investire in pratiche sostenibili da qui a un anno. In particolare il 48,3% sarebbe intenzionato a investire nel fotovoltaico, il 30,3% in certificazioni ambientali, il 28,1% in bilancio di sostenibilità, il 20,2% nella carbon footprint, il 18% in Lca (Life CycleAssessment) e il 9,9% in altro, come per esempio nell’acquisto di macchinari che riducano l’impatto ambientale (nota: tutte domande con possibilità di risposta multipla).
Temi d’interesse, ma serve più informazione
Il 57,9% dei rispondenti afferma di essere abbastanza informato sulle pratiche sostenibili, mentre il 30,1% lo è poco. Solamente l’8,3% risulta essere molto informato in merito. Allo stesso tempo, la quasi totalità dei rispondenti (il 97%) afferma che sia importante che le aziende adottino pratiche sostenibili (per il 52,6% è abbastanza importante, per il 44,4% lo è molto).
Riguardo agli investimenti in sostenibilità, il 35,3% dei rispondenti indica di aver investito fino in media a 10.000 euro annui, il 18% del totale tra 10.000€ e 50.000 euro, mentre oltre questa soglia ha investito il 12,1%. Tra le principali sfide incontrate dalle aziende nell’implementazione di pratiche sostenibili si rilevano al primo posto i costi elevati (il 72,2% del totale), mancanza di competenze interne (29,3%), resistenza al cambiamento (21,8%) e normative inadeguate (19,5%). Solamente il 3,8% delle imprese segnala mancanza di supporto da parte del management.
Otto aziende su dieci hanno adottato pratiche sostenibili
In ogni caso, l’83,5% dei rispondenti afferma di aver adottato per la propria azienda politiche o pratiche sostenibili (una percentuale sicuramente elevata vista anche la disponibilità delle imprese di rispondere volontariamente al questionario sul tema). Tra le principali pratiche adottate dalle imprese rispondenti spiccano riduzione del consumo energetico (61,9%), riduzione dei rifiuti (57,5%), riciclo dei materiali (54%), utilizzo di energia rinnovabile (52,2%). Seguono le politiche di lavoro equo e inclusivo, le certificazioni ambientali, la responsabilità sociale d’impresa e l’implementazione di pratiche di economia circolare.
Le motivazioni principali dell’adozione di pratiche sostenibili sono state per il 57,1% la volontà di rimanere competitivi, per il 36,1% le esigenze del management e per il 31,6% la spinta normativa (sempre domande con possibilità di risposta multipla).
Disposti a spendere di più per un prodotto ‘green’
La maggior parte dei rispondenti, l’88,7% del totale, sarebbe disposta anche a pagare un prezzo maggiore per acquistare un prodotto sostenibile rispetto a uno tradizionale.
Nello specifico, il 54,1% pagherebbe fino al 10% in più, il 29,3% tra il 10% e il 30% in più, il 5,3% anche oltre il 30% in più. Tra le principali tecnologie sostenibili da adottare da parte delle aziende emergono le energie rinnovabili (85,7%), le tecnologie di riciclo avanzato (62,4%), i materiali sostenibili (61,7%), i sistemi di gestione dell’acqua (52,6%) e i veicoli elettrici (18%).
Capitolo certificazioni: solamente il 17,3% delle imprese rispondenti ha ricevuto riconoscimenti o certificazioni per le pratiche sostenibili. Allo stesso tempo, solo il 4,5% delle imprese ha pubblicato un bilancio di sostenibilità che ha l’obiettivo di informare gli stakeholder dei risultati economici, sociali e ambientali generati dalle imprese nello svolgimento delle proprie attività.
Riguardo alle scelte di acquisto, il 70,7% dei rispondenti dichiara di averle a volte modificate a favore di aziende più sostenibili. I valori etici condivisi risultano essere la principale motivazione per la scelta di un’azienda sostenibile (66,9%), seguono la qualità del prodotto o servizio (56,4%), certificazioni di sostenibilità (17,3%), prezzo competitivo (12,8%), opinioni di amici/famiglia (4,5%). Inoltre, nell’ambito della sostenibilità, il 73,7% ritiene che l’utilizzo di materiali riciclati sia uno degli aspetti più importanti nella scelta di un prodotto o servizio, seguono le condizioni di lavoro equo (61,7%), l’impatto sociale positivo (48,9%), il benessere degli animali (42,9%) e l’impronta di carbonio (30,8%).
La metà dei rispondenti dichiara di aver partecipato a iniziative ed eventi legati alla sostenibilità (il 49,6% del totale). Tra i temi più richiesti da trattare nei corsi di formazione le aziende chiedono in particolare bilancio di sostenibilità (54,9%), Comunità Energetiche Rinnovabili ( 39,1%), normative (39,1%), economia circolare (33,1%), carbon footprint (28,6%), seguono LCA, eco design e rendicontazione non finanziaria.
Quasi la metà delle imprese rispondenti inoltre sarebbe interessata ad aderire alla Comunità Energetica Rinnovabile della Camera di Commercio di Pordenone-Udine (il 49,6%).