Le previsioni per l’autunno dell’economia in Fvg.
Molti temono che l’autunno sarà la vera “resa dei conti”. Il momento, cioè, in cui l’effetto-coronavirus sull’economia del Fvg si mostrerà compiutamente. Tra incertezze del mercato, problemi di liquidità per le imprese e la fine del blocco dei licenziamenti, le incognite sono molte. Ma con quali prospettive le categorie si affacciano ai prossimi mesi?
“I miei timori più grandi – sintetizza Villiam Pezzetta, segretario generale Cgil Fvg – sono per le piccole e medie imprese. Un dato su tutti: 9.000 aziende artigiane in regione hanno chiesto di accedere al Fondo bilaterale di solidarietà, per 37.000 lavoratori. Nel 2019 le domande erano state 300“. Il rallentamento di alcuni comparti, come l’automotive, ha inciso. E sebbene l’occupazione finora abbia tenuto, la Naspi per esempio è in aumento. “Il blocco dei licenziamenti sino a fine novembre, per alcune realtà fino al termine dell’anno, aiuta – ricorda Pezzetta -. Probabilmente, senza questa misura la disoccupazione in Italia sarebbe schizzata almeno fino al 25%”.
Alcuni settori come commercio, turismo e spettacolo sono quelli entrati prima in difficoltà “ma, almeno per il comparto turistico, la situazione si è presentata con numeri meno drammatici del previsto. Le preoccupazioni – aggiunge il segretario Cgil – vanno alle realtà industriali più piccole e meno strutturate. I patemi, in vista dell’autunno, rimangono alti soprattutto per imprese di dimensioni minori. Si parla da tempo di aggregazione di filiere, sarebbe il momento di metterle finalmente in campo”. Pezzetta aggiunge che “ora come mai sono necessarie grandi riforme fiscali, con investimenti anche su sanità, istruzione e ammortizzatori sociali. Manca un piano nazionale in tal senso – conclude – e le contromisure vanno trovate. Prima che sia tardi”. Il tutto, auspicando che non ci sia una ripresa dei contagi da coronavirus.
Anche il mondo dell’artigianato guarda avanti con qualche timore. In Fvg ci sono 28.000 aziende – 10 anni fa erano 6.000 in più – e sono parecchie le realtà a rischio. “Perderemo per strada un 10% delle imprese – chiarisce Graziano Tilatti, presidente di Confartigianato Fvg – a causa del mancato ricambio generazionale. Ma sarà un addio “in bonis”, tutto sommato indolore. A queste, va sommato un altro 15% che potrebbe chiudere con tante difficoltà, mettendo in crisi intere famiglie“. Una vera beffa, visto che a inizio anno la tendenza sembrava essere quella di un ridimensionamento della crisi. Poi, il Covid-19 ha cambiato tutto.
Eppure, qualche settore potrebbe anche trovare nuova linfa. “È l’esempio dell’edilizia, che tra bonus per l’efficientamento energetico e sismico potrebbe portare buoni risultati” aggiunge Tilatti. Come arrivano le imprese artigiane all’autunno? “Facendo i salti mortali come sempre – sorride, con un po’ di amarezza, il presidente di Confartigianato Fvg -. Purtroppo siamo sfiduciati. Non sappiamo dove ci vuole portare chi ci governa. Tra cassa integrazione e reddito di emergenza paghiamo 4 miliardi al mese. Come faremo a reggere?”. Fra le misure auspicate, Tilatti suggerisce “una moratoria fiscale e finanziaria e qualche aiuto dello Stato alle aziende, magari pagando i contributi ai lavoratori – conclude -. Creando posti di lavoro e capacità di spesa, ne beneficerà tutta l’economia”.
Intanto, in vista del futuro il Pd incalza la Giunta regionale. “Non basta riconoscere che siamo indietro e che occorre fare di più: bisogna passare dalle dichiarazioni alle azioni. La Giunta Fedriga deve avere le idee chiare su come si intende migliorare la promozione in Italia e all’estero delle potenzialità del nostro sistema scientifico ed industriale, delle nostre potenzialità di insediamento, delle nostre capacità di offrire filiere corte e competitive”. Lo afferma il responsabile Economia del Pd Fvg, Renzo Liva, a proposito di quanto emerso dall’indagine di Oco Global per il posizionamento della Regione Fvg nel mercato globale di investimento.
Per Liva “l’Agenzia Regionale Lavoro&SviluppoImpresa ha individuato tecnicamente alcune linee promettenti di investimento in agroalimentare, cantieristica e metalmeccanica. La politica, con le leggi SviluppaImpresa, la Legge di Bilancio, la progettualità per il Recovery Fund, deve produrre dispositivi coerenti, mirati a dare fortissimo impulso ai comparti trainanti della ripresa e dello sviluppo, meglio se combinati con le azioni del Governo. Se la Giunta Fedriga si limiterà disperdere risorse, se – aggiunge l’esponente dem – mostrerà timori difensivi e provincialismo, le potenzialità resteranno tali e il Friuli Venezia Giulia resterà fermo“.