Il caso del falso miele cinese.
“L’Unione europea non può permettere che il miele prodotto con metodi artificiali o con l’aggiunta di sostanze estranee, come avviene in Cina, possa entrare liberamente in Europa”. Lo afferma l’europarlamentare della Lega, Elena Lizzi, che ha sostenuto fermamente l’interrogazione presentata dal suo gruppo alla Commissione europea per chiedere di aumentare i controlli a tutela dei consumatori e di salvaguardare il mercato e la produzione di miele europei dalla concorrenza sleale del falso miele cinese. Una vicenda che ha ripercussioni e crea danni anche per il Friuli Venezia Giulia.
“Ad oggi sono stati importati dalla Cina oltre 80mila tonnellate di falso miele cinese che viene venduto nei supermercati al prezzo di un euro contro i quasi 4 euro di quello italiano. Il prodotto cinese – spiega l’europarlamentare friulana – viene realizzato in laboratorio senza api e senza i naturali passaggi produttivi. Si tratta di miele creato in laboratorio con l’aggiunta di sciroppo di zucchero in dosi superiori al consentito che ovviamente penalizza i nostri apicoltori. La sua commercializzazione in Italia costituisce un danno enorme per i nostri produttori. In FVG sono presenti 1.200 apicoltori e 27.844 alveari dislocati in circa 1.900 apiari, mentre la produzione di miele oscilla tra le 470 e le 1.100 tonnellate annue”.
“L’Ue scarica il problema sui singoli Stati quali responsabili dell’individuazione e della lotta delle frodi alimentari con l’utilizzo della rete europea per le frodi alimentari (EU-FFN) per la cooperazione transfrontaliera relativa a sospette frodi o il sistema di assistenza e cooperazione amministrativa (ACC NC) per la cooperazione relativa alle non conformità. L’Europa – conclude Lizzi – non può lasciare soli gli Stati membri in questa battaglia, ma deve essere in prima linea nei controlli sulle frontiere a difesa di produttori e di consumatori”.