Manifatturiero in frenata: “Serve un piano regionale per rilanciarlo”

La manifattura in provincia di Udine, nonostante prosegua il calo produttivo rispetto allo scorso anno, mostra segni di resistenza e adattamento all’andamento del ciclo economico mondiale, che si sta indebolendo, e del mercato interno, soprattutto per quanto riguarda l’evoluzione del PNRR, per il quale in Governo ha recentemente proposto alcune modifiche. È quanto emerge dall’analisi dei dati dell’indagine trimestrale elaborati dall’Ufficio Studi di Confindustria Udine.

I dati del secondo trimestre

Nel dettaglio, nel secondo trimestre 2023 la produzione industriale in provincia di Udine è diminuita del 4,4% rispetto allo stesso periodo del 2022 (nel primo trimestre si era registrato un calo tendenziale inferiore, del -1,2%), ma è cresciuta dello 0,4% rispetto ai tre mesi precedenti. Preoccupano gli ordinativi, che registrano su base tendenziale un calo dell’1,8% e del 6,8% rispetto al primo trimestre dell’anno.

In leggera diminuzione anche l’utilizzo degli impianti produttivi, con un tasso sceso al 77,8% dal 78,7% degli ultimi due trimestri. Il rallentamento, al momento, non produce effetti sull’occupazione, che rimane stabile. Peggiorano, viceversa, le previsioni per il terzo trimestre 2023 sull’andamento della produzione industriale, in quanto solo il 4% degli intervistati prevede un incremento della stessa, il 62% ne prevede l’assestamento, e il 34 % pronostica una sua contrazione.

Con riferimento ai singoli comparti, emergono notevoli differenze. Alla maggiore resilienza produttiva dell’industria meccanica (secondo trimestre 2023 -0,3% sia rispetto allo stesso trimestre 2022 che sul primo trimestre 2023), siderurgica (-2,9% la variazione tendenziale, +1,1% quella congiunturale) e alimentare (+4% la variazione tendenziale, +4,7% quella congiunturale), seguono le criticità dei settori legno e mobile (-12% la variazione tendenziale, -3% quella congiunturale), carta (-21,9% la variazione tendenziale, -0,9% quella congiunturale), chimica (-15,1% la variazione tendenziale, +3,9% quella congiunturale), gomma e plastica (-3,8% la variazione tendenziale, +0,2% quella congiunturale), materiali da costruzione (-7% la variazione tendenziale, +8% quella congiunturale).

La situazione in generale

Il contesto generale rimane complesso. Il 2023 continua a beneficiare di un rallentamento nella crescita dei costi di materiali ed energia (il prezzo del gas è intorno ai 38 euro per MWh, meno della metà rispetto a gennaio 2022, pre-conflitto in Ucraina) e ciò pare attenuare diffusamente le tensioni sui prezzi dei materiali, scesi nel secondo trimestre 2023 per le imprese manifatturiere della provincia di Udine dell’8,4% rispetto allo scorso anno.

L’inflazione è in decelerazione (+5,7% la variazione annua a luglio a Udine dal +11,3% di ottobre 2022; +11,8% quella dei prodotti alimentari a luglio), ma preoccupa la politica di rialzo dei tassi della BCE con conseguente aumento del costo del credito e riduzione dei prestiti e dei mutui.

L’economia tedesca, infine, continua a mostrare segni di debolezza che incidono sui sistemi produttivi molto integrati quale quello friulano, considerato che la Germania è da sempre il primo partner commerciale per le imprese del nostro territorio.

“Come commentato in precedenza, siamo all’inizio di un classico ciclo di raffreddamento dell’economia pressoché mondiale, con una probabile durata di 18/24 mesi. In Italia l’impatto del rialzo dei tassi di interesse sarà più sentito anche a livello nazionale per via del debito di 2.850 miliardi circa accumulato negli ultimi 40 anni – afferma il presidente di Confindustria Udine, Gianpietro Benedetti -. Ciò limita gli spazi di manovra che il paese ha, non potendo risolvere continuando ad aumentare il debito. Nel mentre, sfruttiamo l’opportunità che gli obiettivi di riduzione dell’impatto ambientale e di economia circolare offrono, unitamente ai temi dell’energia e digitalizzazione, machine learning. Attività che, inoltre, hanno un buon valore aggiunto. Infine, bisogna investire gli utili dell’ultimo periodo per migliorare competitività e tecnologie per essere pronti alla ripartenza ed evitare la decadenza del manifatturiero, che è parte importante del Pil. E, a questo proposito, è auspicabile una vision regionale per il manifatturiero per riportarlo ai valori del passato”.