I dati dell’Istat sul mercato del lavoro in Fvg.
Nonostante nel mese di gennaio si sia vista una crescita nelle assunzioni in Fvg, l’Istat rifà i conti sul mercato del lavoro in Fvg. Rivedendo al ribasso, in base ai nuovi criteri di rilevazione applicati a partire dal 2021, i precedenti dati, e in particolare quelli relativi al 2020, anno nel quale, prima della revisione dei criteri, in regione era stato addirittura rilevato un sensibile incremento degli occupati, nonostante la pandemia.
L’impatto del Covid nel mondo del lavoro.
I dati del 2021 e le nuove serie storiche 2018-2021, elaborate e pubblicate sul sito dalla Cgil Friuli Venezia Giulia, evidenziano un numero più basso di occupati rispetto ai precedenti in tutto il triennio 2018-2020. Se per il 2018 e il 2019 le medie annuali scendono rispettivamente a 507.100 e 508.100 occupati, oltre 3mila in meno rispetto alle precedenti rilevazioni, nel 2020 la riduzione è ancora più consistente: se la precedente media annuale era di 513.600 occupati, con i nuovi criteri si è scesi a 506.200. “Un dato sicuramente più credibile di quello basato sui precedenti criteri, e che fotografa in modo più attendibile, anche se forse in modo ancora sottostimato, l’impatto del primo anno di pandemia sull’occupazione in regione“, commenta Susanna Pellegrini, responsabile delle politiche del lavoro della segreteria regionale Cgil.
I dati del 2021 sul lavoro in Fvg.
Quanto ai dati del 2021, ovviamente stilati in base ai nuovi criteri di rilevazione, lo scorso anno si è chiuso con una media di 510.300 occupati, 4.200 in più rispetto al 2020, incremento riferito quasi esclusivamente all’occupazione femminile (+4.100), mentre è sostanzialmente stabile (+100) quella maschile. A livello territoriale gli occupati aumentano in tutte le province, con l’unica eccezione di Trieste, dove si registra un calo di mille unità nel confronto tra il 2021 e l’anno precedente (ma Trieste era anche l’unica provincia ad aver chiuso con il segno più il 2020). Stabile al 5,7% il tasso di disoccupazione, ma a fronte di un incremento di 4.500 unità nella forza lavoro, quindi di una maggiore propensione all’occupazione. Permane, nonostante l’incremento delle occupate, un significativo gap tra disoccupazione maschile (4,3%) e femminile (7,4%).
“Sono numeri – commenta ancora Pellegrini – più in linea con le dinamiche di assunzione evidenziate dai dati rilevati a livello regionale e che confermano il faticoso percorso di ripresa economica e occupazionale intrapreso nel 2021, più robusto per il manifatturiero, meno per il terziario, colpito più a lungo dagli effetti della pandemia. Gennaio e febbraio, nonostante i primi, pesanti effetti del caro energia, avevano visto una prosecuzione della di questa tendenza, ora messa però a repentaglio dagli effetti della guerra. Effetti che presto si faranno sentire anche sulla domanda di ammortizzatori sociali, già in rialzo a febbraio e destinata, temiamo, a tornare presto su valori molto alti, visti i frequenti blocchi produttivi imposti dal caro energia, i ritardi nella fornitura di materie prime e componenti e l’assottigliarsi dei margini operativi. Da qui l’esigenza di interventi di carattere generale non solo sul fronte della riforma degli ammortizzatori, ma anche di accordi che favoriscano i contratti di solidarietà e altre misure di sostegno al reddito dei lavoratori, già pesantemente messi alla prova da due anni di pandemia e anch’essi alle prese con l’aumento delle bollette e in generale con un aumento delle tensioni inflazionistiche”.