Il ruolo delle cooperative sociali in Friuli Venezia Giulia.
Sono 789 i lavoratori svantaggiati stabilmente impegnati nelle 84 cooperative sociali di inserimento lavorativo del Friuli Venezia Giulia. E sono 25 mila in Italia. Persone che, senza tali imprese, non riuscirebbero a inserirsi nel mercato del lavoro e finirebbero ai margini della società. “Se non ci fossimo noi, chi darebbe lavoro a queste persone?”, è il grido di allarme di Luca Fontana, presidente di Federsolidarietà Confcooperative Fvg, che associa questo tipo di imprese.
“La cooperazione sociale di inserimento lavorativo ha dimostrato come sia possibile fare vera impresa che compete sul mercato e investe, anche coinvolgendo nel processo produttivo i lavoratori e le lavoratrici che le altre imprese tendono a escludere – spiega Fontana –. Sono, pertanto, un potente strumento per l’inclusione lavorativa e sociale delle persone svantaggiate in grado di migliorare la qualità della loro vita e, nel contempo, di generare un significativo risparmio di risorse pubbliche tanto da farne uno dei migliori esempi di politica attiva del lavoro”.
Ma oggi il settore è sempre più in difficoltà: “Si avverte una crescente problematicità da parte di tantissime cooperative sociali, anche quelle maggiormente strutturate, a restare agganciate al proprio modello in un mercato che si mostra incapace di remunerare il lavoro di inclusione sociale e lavorativa che le cooperative sociali offrono alle persone più deboli della società”.
Queste cooperative sono, infatti, messe a dura prova da un mercato sempre più competitivo e da enti locali alla ricerca di risparmi a ogni costo e incapaci di cogliere come l’inserimento lavorativo rappresenti un interesse pubblico che le amministrazioni pubbliche dovrebbero salvaguardare. “Il collocamento mirato è uno degli strumenti a disposizione: Regione, imprese profit e cooperative sociali sono assieme protagoniste di percorsi di inclusione lavorativa e sociale delle persone disabili”, conclude Fontana.