Segnali preoccupanti per l’industria del Friuli Venezia Giulia.
Il 2022 dell’industria del Friuli Venezia Giulia si chiuderà, purtroppo, col segno meno. Già nel terzo trimestre 2022, come emerge dai dati dell’indagine di Confindustria FVG, elaborati dall’Ufficio Studi di Confindustria Udine, la produzione industriale regionale è diminuita del -5,9% rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno e del -10,8% rispetto ai tre mesi precedenti.
Le imprese della regione, dopo un primo semestre positivo (+0,7% rispetto ai primi sei mesi del 2021) che ha evidenziato la buona tenuta e la resilienza del comparto manifatturiero, che aveva superato il gap produttivo dovuto alla pandemia, scontano ora gli effetti dei costi energetici e dell’incertezza generale.
Purtroppo anche la dinamica del portafoglio ordini risulterà in decisa flessione. Segnali preoccupanti vi sono anche riguardo l’utilizzo degli impianti produttivi mentre è pressoché stabile, al momento, l’occupazione. Le prospettive per il 2023 sono circondate da incertezza molto elevata.
Il prezzo del gas consegnato in Europa, dopo aver toccato i 346 euro per megawattora a fine agosto (era 70 a febbraio 2022 e 20 a gennaio 2021), con il raggiungimento degli obiettivi di stoccaggio è sceso a 110 euro. Il prezzo dell’elettricità in Italia ora è nuovamente in leggera risalita, ma permane al momento sui valori dello scorso inverno e inferiore di oltre il 50% rispetto alla media di questa estate. I rincari delle materie prime hanno avuto straordinarie ricadute sui prezzi al consumo, frenando la spesa delle famiglie e gli investimenti. L’inflazione ad ottobre in Italia ha registrato un deciso aumento dell’11,8% su base annua (da 8,9% di settembre).
Il commento di Federmanager Fvg.
Nel 2023 Federmanager Fvg punterà decisamente sull’innovazione tecnologica parlando di start up che devono essere finanziate. “Come CIDA Fvg – spiega il segretario Daniele Damele – insisteremo, invece, a parlare di scuola e orientamento per permettere ai ragazzi di capire dove possono esprimere al meglio i loro talenti e le loro passioni. Ci rivolgiamo soprattutto ai giovani per far capire loro i valori dell’impresa dove potranno lavorare e anche essere dirigenti. Dobbiamo riuscire a garantire competitività e l’internazionalizzazione delle imprese per affrontare la crisi attuale e quelle future. Lo si può fare sviluppando l’evoluzione della società e delle tecnologie abilitanti, ricordandosi, tutti, che l’Uomo deve rimanere sempre al centro del sistema stante il fatto che la priorità è quella della sostenibilità ambientale e sociale”.
“Agli imprenditori si richiede di rilocalizzare i propri stabilimenti produttivi puntando a una maggiore vicinanza. Recentemente in Friuli Venezia Giulia ben sette aziende hanno riportato nel territorio la produzione. Oggi produrre nell’Est Europa non è più conveniente, spingersi in Vietnam non è consigliabile, rientrare a casa è meglio”, conclude Damele.
Puntare sul made in Italy garantisce un valore aggiunto sui mercati globali e un miglioramento del servizio alla clientela. Ovvio che per fare questo agli imprenditori e ai manager va garantito un buon funzionamento della burocrazia, al netto di lacci e lacciuoli, una pressione fiscale ridotta rispetto all’esistente, un sistema giudiziario all’altezza. Accanto a tutto ciò vanno implementati i processi di digitalizzazione con una connettività adeguata, il sistema formativo, gli investimenti in innovazione e in competitività di imprese e territorio.
Piccolo è bello ormai ha finito d’esistere: imprenditori e manager devono mettersi assieme privilegiando la via delle reti d’impresa, dei consorzi, dei progetti comuni, fusioni e unioni aprendo ai capitali di terzi. Solo così potremo pensare a un futuro basato su un operoso benessere malgrado le difficoltà attuali e le nubi che ancora stazionano sopra le nostre teste.